Colpito col martello, sequestrato e seviziato in casa

Santa Croce, tre stranieri fermati. La vittima legata con un cavo elettrico

La polizia intenta in un arresto (foto d’archivio)

La polizia intenta in un arresto (foto d’archivio)

Santa Croce sull'Arno (Pisa), 13 dicembre 2018 - Violenza senza freni. Fino alla crudeltà ai danni di un uomo rapito, secondo gli inquirenti, a Santa Croce e seviziato a Parma. Al centro di tutto c’è la droga.. Ma dopo non essere riusciti a farsela consegnare - nonostante la minaccia di ucciderlo o di amputargli parte del corpo - consumarono una rapina puntando il coltello alla gola ai danni della compagna. Siamo a Santa croce, tra il 26 ed il 27 ottobre scorso quando inizia la storia. Ed i presunti responsabili - tre dominicani ai danni connazionali - sono stati fermati, con provvedimento della Procura distrettuale antimafia di Firenze, all’esito di intense indagini della Squadra mobile di Parma.

Si tratta di tre soggetti originari di Santo Domingo, di 27, 28 e 29 anni, residenti in Emilia Romagna e Lombardia. Tutti e tre sono indiziati per i reati di sequestro di persona a scopo di estorsione, rapina e lesioni aggravate. I tre sono stati rintracciati nel Parmense. Il gip del tribunale di Parma ha convalidato il fermo. Al centro della vicenda c’è la droga e il business che le ruota attorno. Secondo quanto emerso dalle indagini, lo scorso ottobre i tre uomini si sarebbero introdotti a casa del connazionale, lo avrebbero colpito alla nuca con un martello, legato con un cavo elettrico e minacciato di morte con un coltello, intimandogli di consegnare una partita di stupefacente che, a loro dire, avrebbe riportato in Italia dopo un viaggio a Santo Domingo.

Ma la droga non esce. Poi, dopo aver rubato il portafoglio della compagna, dove erano custoditi 3 mila euro in contanti, e il suo Ipad, lo avrebbero fatto salire in auto e portato a casa della madre di uno di loro, in provincia di Parma, dove lo avrebbero seviziato. Nella casa di Parma gli inquirenti hanno trovato numerose tracce di sangue.

Sarebbero, secondo gli inquirenti, l’esito dei pugni al volto, delle ferite inferte col coltello con violenza e crudeltà e minacciandolo di procurargli altre sofferenze fisiche. Il dominicano fatto prigioniero fu legato ad un termosifone e sarebbe riuscito a fuggire approfittando di un momento di distrazione dei suoi sequestratori. Le indagini serrate, i controlli delle utenze telefoniche, il riconoscimento da parte delle vittima, hanno permesso di ricostruire il quadro dei gravi indizi sui quali è stato emesso il fermo.