Rossi: "Se non ci fossero i musulmani Santa Croce sarebbe più povera"

Il presidente della Regione in tv: "Gli arabi sono fratelli"

Rai tre: il presidente della Regione Rossi ad "Agorà"

Rai tre: il presidente della Regione Rossi ad "Agorà"

Pontedera, 17 novembre 2015 - Nel fiume di parole, dibattiti, considerazioni e commenti dopo gli attentati dell’Isis a Parigi entra anche uno spaccato della Toscana a noi più vicina: Santa Croce. E’ stato il presidente della Regione, Enrico Rossi, a citare la cittadina delle concerie, ieri mattina intorno alle 9 in diretta su Rai Tre alla trasmissione Agorà condotta da Gerardo Greco. «C’è una questione serissima che riguarda il Medio Oriente – sono parole di Rossi – Da dove nasce la formazione, un ascendente dei giovani arabi e musulmani.

Lì è il focolaio che bisogna combattere, che gli Stati devono combattere. Aumentare la xenofobia vuol dire fare un favore all’Isis. Sono il presidente della Toscana e parlo della mia Regione. In Toscana se non ci fossero gli arabi nelle fabbriche di Santa Croce, nella nostra agricoltura, se non ci fossero le aziende e le società dei musulmani, o i loro figli a scuola con i nostri figli, beh la nostra regione sarebbe senz’altro molto molto più povera e ci sarebbero molti più problemi di quanti ne abbiamo ora. Questi sono i nostri fratelli e nostri amici. Gli altri, i nemici, vanno annientati anche con la guerra».

Enrico Rossi, come al solito, non ha usato mezze parole per affrontare un argomento delicatissimo, drammatico per gli ultimi fatti, come la presenza degli stranieri e la convivenza tra i popoli. Il modello Santa Croce è stato citato svariate volte, sia in ambito locale che più ampio, come uno dei migliori per quanto riguarda l’integrazione di uomini e donne da altri Paesi del mondo.

L’immigrazione a Santa Croce, e subito dopo nel comprensorio del Cuoio, è iniziata in maniera massiccia a inizio anni Novanta. Le concerie sono state le fabbriche dove gli stranieri – i primi furono marocchini, nigeriani e senegalesi – hanno trovato lavoro, stipendi e possibilità di vivere meglio. Anche lontano dalle loro case e dai loro affetti. In pochissimo tempo il fenomeno è deflagrato e ai pochi soli uomini se ne sono aggiunte altre centinaia. Poi le famiglie, le donne e i bambini tanto che in molti casi le famiglie di stranieri che vivono a Santa Croce sono già alla terza generazione. All’asilo nido ci sono bambini figli di genitori che negli anni Novanta hanno frequentato loro stessi il «nido» santacrocese. La percentuale di stranieri a Santa Croce si aggira sul 23% del totale. Negli altri Comuni del comprensorio del Cuoio è molto inferiore ma sempre altissima.