Riccardo Fogli amarcord: "La mia Pontedera"

Il cantante si racconta in vista del concerto della Notte bianca

Riccardo Fogli

Riccardo Fogli

Pontedera, 8 settembre 2019 - "Pontedera? Ho tanti ricordi di gioventù. Tantissimi". Riccardo Fogli cambia il timbro della voce quando parla della sua città Natale. Le parole prendono velocità e si fanno strada tra aneddoti in bianco e nero, storie vissute e pezzi di mosaici da ricomporre. Il cantante-cantautore nato e cresciuto a Pontedera si prepara al suo rientro in patria con un concerto che sarà l’evento della Notte bianca di sabato 21 settembre. Proprio da queste pagine era partito l’appello al musicista per salire il palco in riva all’Era. Invito accettato e ricambiato con tanto affetto ed entusiasmo. «Ho già cantato a Pontedera? A mia memoria non credo. Direi proprio di no», dice Fogli che prova a fare mente locale. Poco importa se l’ex piaggista non ha mai suonato in Valdera quando era già Riccardo Fogli e non quel giovane che si faceva in quattro tra mille mestieri.

"Stavo in una strada dopo l’ospedale – riprende a ricordare Fogli – E la mia mamma, la mia mammina, Merj lavorava per un maglificio che, mi sembra di ricordare, si chiamava Marianelli. Ricordo che con la sua bici attraversava la città per prendere 20-30 maglie, poi tornava a casa dove gli faceva gli occhielli. Finito il lavoro e il giorno dopo ricaricava le maglie nel saccone e le riportava indietro».

Un mondo che non c’è più a Pontedera, ma che ha cresciuto, come lui, intere generazioni.

«Ricordo bene l’Era e l’Arno dove si imparava a nuotare – prosegue – Si diceva all’epoca “spinto sull’Arno”». Come a dire, bere o affogare. E il nastro della memoria riporta alla luce i tuffi, la caccia alle rane «e la pesca dei pesciolini nei fossi» che si portavano a casa per essere cucinati.

La gioventù di Fogli si sposta dai campi della zona Bellaria-Galimberti al centro. Così dopo aver fatto il chierichetto dai frati, frequenta la parrocchia del duomo e quindi l’oratorio, all’epoca epicentro della vita di tanti giovani. Lì il giovanissimo Riccardo inizia a giocare a ping pong perché la sua mamma preferiva non giocasse a calcio «per non sciupare le scarpe». Diventa così bravo a giocare tanto da arrivare alla finalissima del campionato nazionale a squadre (coppia). A Fermo si piazza secondo insieme al suo compagno di squadra Carlo Quaglierini. Ma dopo molti anni ecco il colpo di scena: «Ho saputo che la squadra avversaria fu squalificata perché uno degli avversari aveva già compiuto 16 anni». Quindi Fogli e Quaglierini sono i veri campioni juniores del 1963. «Sto aspettando ancora quel riconoscimento...», ride Fogli.

La memoria fa riaffiorare le sue prime esperienze nel mondo del lavoro: il provino alla Piaggio che va bene, ma la nuova legge appena uscita sposta l’età da 14 a 15 anni per ottenere il libretto di lavoro. Così la fabbrica lo mette in lista d’attesa. Intanto, fa l’elettricista e diventa un buon installatore di antenne tv: «Passavo molto tempo sui tetti della città». Poi diviene assistente fotografo e visto che il suo datore di lavoro non reggeva la vista dei morti, quando c’è da fare uno scatto “macabro”, ci spedisce quel volenteroso ragazzo. Poi finalmente il debutto in Piaggio dove ci rimane per una ventina di mesi. «Ero un bimbetto adorabile – sottolinea il cantante – per l’educazione che avevo ricevuto e quindi mi facevo ben volere nel lavoro». Merito della sua famiglia umile ma di sani principi. Un’educazione, spiega, che poi gli è servita per farsi strada anche in futuro, anche quando 17enne lascia Pontedera a si trasferisce con la famiglia a Piombino per iniziare un nuovo lavoro nel campo delle gomme auto. Parte con già il seme della musica ben radicato grazie alle lezioni ricevute dal maestro Santernecchi di Montecalvoli e le tante prove a Ponsacco.

I ricordi si sommano e si moltiplicheranno sabato 21: «Sono emozionato. Sono contento di tornare a Pontedera». Un evento carico di significati: «In questa città c’è la la mia famiglia, la mia vita carica di momenti forti».