Raduno mondiale Vespa: "La rivedo e torno giovane". L’avventura di Gianfranco

Aveva venduto la mitica compagna di tantissimi viaggi, uno fino a Capo Nord. A Pontedera fino a domenica con gli appassionati da ogni parte del globo.

PONTEDERA (Pisa)

La Vespa è viaggio, è libertà, è spirito di amicizia e di fratellanza. Lo sanno molto bene le migliaia di persone che hanno già raggiunto Pontedera per il primo giorno del raduno mondiale che richiamerà, fino a domenica, gli appassionati della dueruote Piaggio di tutti i continenti nel cuore della provincia di Pisa. È una storia di viaggio anche quella di Gianfranco Cipollini, 83 anni per l’anagrafe ma molti meno per cuore e mente. Negli anni ’60, in sella alla sua Vespa 150 VB1 del 1957 ha percorso l’Europa in lungo e in largo Marocco compreso, fino a compiere un’impresa eroica: raggiungere Caponord, il punto più a nord della Norvegia.

"È cominciato tutto nel 1959 – racconta Gianfranco – l’anno della maturità, quando mio padre mi regalò questa Vespa. In realtà l’aveva già comprata due anni prima, ma aspettava che avessi l’età giusta per poterla guidare. Da quel momento tutte le estati sono state un’avventura in sella, ho viaggiato l’Europa e per ogni meta ho aggiunto un adesivo sulla scocca. Andava di moda così a quel tempo". Dopo interminabili avventure, però, Gianfranco decide di vendere la Vespa. La vende a un collezionista di Torino, che la rimette in sesto e se ne prende cura lasciando tutto com’era. Ogni adesivo, ogni cimelio. Ieri dopo decenni di distacco Gianfranco ha ritrovato la sua dueruote perché l’attuale proprietario l’ha riportata a casa, a Pontedera, per mostrarla al pubblico del Vespa World Day e per farla ritrovare a Gianfranco. Pilota e Vespa di nuovo insieme dopo decenni di separazione.

"Quando l’ho rivista – ha detto – avrei voluto che gli anni trascorsi sparissero per tornare a essere quel giovane degli anni ’60 pronto a partire per una nuova avventura. Mi sono commosso a metterla in moto. Com’è nato quel viaggio a Caponord? Io e il mio amico Paolo, che purtroppo adesso non c’è più, siamo partiti da Pisa il 21 giugno del 1961 direzione Norvegia per tornare il 27 agosto. Per noi voleva dire libertà, conoscere posti e paesi; dalla nostra avevamo l’incoscienza della gioventù e un mondo più semplice in cui vivere, senza le paure e le preoccupazioni di adesso. Fu un viaggio indimenticabile, bellissimo". Due mesi per tagliare in verticale l’Europa da sud a nord. "Con noi avevamo dietro gli attrezzi per superare gli imprevisti del vespista – continua – le ruote di scorta legate con lo spago, le candele e l’olio per la miscela. Dormivamo in tenda per riposarci e per mangiare rubavamo qualche patata nei campi per poi cuocerle sul fornellino. Sembrava tutto semplice in quel momento, bastava la voglia di fare, la curiosità di conoscere luoghi e persone. Erano i tempi dei viaggi in autostop, degli ostelli e dei lavoretti come lavapiatti per guadagnare il necessario per poter continuare il viaggio".

In tanti ieri si sono fermati ad ascoltare la storia di Gianfranco, un racconto emblematico di ciò che rappresenta il viaggio in Vespa. La voglia di libertà e quel senso di avventura insito in ogni tragitto. Nella lamiera della scocca invecchiata dal tempo è rimasto inciso il tempo trascorso, le lunghe distanze, i paesi attraversati. Negli adesivi sbiaditi c’è il riflesso dei volti delle persone incontrate.