"Paghi chi ha inquinato". La Cgil parte civile

Inchiesta Keu, il sindacato chiederà un risarcimento a processo: "Tutelare un distretto composto da 600 aziende e 8mila addetti"

di Carlo Baroni

Lo scandalo keu, gli affari, gli appetiti ignobili che si sarebbero scatenti, la salute, l’ambiente, un territorio rilevante dal punto di vista produttivo da mettere al riparo da infiltrazioni criminali nell’economia legale. Ma anche l’importanza di arrivare alla "verità, che è il modo migliore di salvaguardare un distretto fondamentale per l’economia della nostra regione, composto da circa 600 aziende e da oltre 8mila addetti", attacca la Cgil. A seguito della chiusura da parte della Procura Distrettuale Antimafia di Firenze delle indagini relative allo smaltimento illecito dei fanghi prodotti dalla concia delle pelli, meglio nota come "Inchiesta Keu" – che, per questo troncone, ha riguardato i territori dell’empolese Valdelsa e del Valdarno Aretino –, la Cgil Toscana annuncia di volersi costituire parte civile all’udienza preliminare di aprile fissata – si apprende – per uno dei filoni collegati all’inchiesta principale. Indagine madre che, lo ricordiamo, ha appunto al centro il Keu che, stando alle accuse, è finito a tonnellate in sottofondi e riempimenti stradali di mezza Toscana.

Per la Cgil, spiega la nota, "si tratta di un atto finalizzato innanzitutto a contribuire alla ricerca della verità, perché l’accertamento della verità rappresenta per noi il modo migliore per rafforzare gli anticorpi di una comunità, per far sì che un fenomeno isolato non assuma caratteri di strutturalità, che si contrasti tempestivamente qualsiasi spazio alla possibilità di infiltrazione della criminalità organizzata nei settori produttivi del territorio toscano - prosegue il sindacato - salvaguardando al contempo il contesto ambientale e il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori a operare in un quadro di sicurezza per la loro salute per un lavoro in pienezza di diritti. Paghi chi ha inquinato, a livelli diversi rispetto alle responsabilità. Lavoratori, pensionati e cittadini hanno già dato anche troppo". "La corretta e celere individuazione delle responsabilità" è per la Cgil della Toscana anche "il modo migliore di salvaguardare un distretto fondamentale per l’economia della nostra regione". "Abbiamo presentato alcuni mesi fa, pubblicamente, alcune proposte per uscire da questa vicenda avanti e positivamente. Un documento con 10 punti su cui continueremo, in parallelo alla vicenda giudiziaria, il confronto tra Istituzioni e Parti Sociali", conclude la nota della Cgil.

Riguardo gli ultimi sviluppi della vicenda sul fronte giudiziario, nei giorni scorsi, c’è stato un provvedimento del tribunale di Firenze nei confronti dell’imprenditore calabrere ritenuto "chiave" in questa questa vicenda. L’imprenditore Francesco Lerose - quello a cui veniva conferito il Keu che usciva dall’impianto Aquarno di Santa Croce – che è stato colpito dalla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per quattro anni. Il tribunale di Firenze su richiesta della Procura distrettuale antimafia, ha applicato inoltre all’imprenditore di origini calabresi – ritenuto dagli inquirenti legato alle cosche ’ndranghetista Gallace di Guardavalle e Grande Aracri di Cutro – la misura di prevenzione patrimoniale della confisca dei beni allo stesso riconducibili per un valore di oltre 5 milioni di euro.