ILENIA PISTOLESI
Cronaca

Padiglioni di Poggio alle Croci. Ex manicomio, adesso ci siamo. Vendita entro la fine dell’anno

Proseguono gli incontri fra Asl, Comune, Soprintendenza e gli imprenditori toscani pronti all’affare. L’idea è quella di trasformare il luogo della memoria in un centro di studi e polo culturale.

Padiglioni di Poggio alle Croci. Ex manicomio, adesso ci siamo. Vendita entro la fine dell’anno

Prosegue l’iter che porterà alla vendita dei tre padiglioni-simbolo dell’ex complesso manicomiale di Poggio alle Croci, ossia i padiglioni Ferri, Charcot e Maragliano. Un iter scattato quasi un anno fa, con sei milioni e 700 mila euro, cifra vergata nero su bianco in una delibera della Asl Nord Ovest dello scorso dicembre che, in soldoni, aprì il cammino per imbastire il negoziato della compravendita con gli acquirenti interessati. Da qui, scattarono una serie di summit con Asl, Comune e soprintendenza (considerati i vincoli che sovrastano i padiglioni dell’ex manicomio) fino a giungere al versamento dell’acconto per comprare i tre colossi in degrado di Poggio alle Croci.

Acconto pari a circa 1 milione di euro. Una caparra che, di per sé, già agli inizi del 2023, dava le prime conferme delle intenzioni forti e decise dei papabili compratori, toscani da quanto appreso. Il rogito potrebbe infatti definirsi entro la fine dell’anno, andando così a mettere una pietra miliare che darà nuovo volto ai tre padiglioni di Poggio alle Croci, dopo anni di sequele di aste pubbliche andate deserte e il tramonto del progetto di acquisizione nel 2014 da parte di un magnate anglo-indiano che voleva trasformare l’ex manicomio in un resort di lusso.

Un interessamento forte che aveva indotto il magnate straniero a versare una caparra per Poggio alle Croci. Il procedimento di acquisizione non è certo celere e lineare e le tempistiche, perché l’intera operazione vada in porto, hanno maturazioni lunghe. Resta granitico il fatto che l’iter che porterà all’acquisizione dei tre padiglioni, prosegue. Così come resta l’idea di trasformare il luogo della memoria in un centro di studi, un polo culturale e di formazione. Ebbene, le trattative, seppur in uno scorrere che ha i tempi, mai spediti, delle selve burocratiche, non si stoppano. Un progetto che dovrà fornire una cornice al futuro dei graffiti di Nof4, in parte ancora presenti lungo il muro del cortile dell’ex padiglione giudiziario Ferri. Sono mura con cui l’internato Nannetti aveva avviato il suo dialogo verso l’esterno, con un graffito che occupava in origine 180 x 2 metri. Riscoperto quando ormai quei pezzi di quaderno erano già stati violati, l’opera è ad oggi considerata una delle massime espressioni di Art Brut. Una parte del graffito è stata messa in salvo e è tutt’oggi conservata nel centro di documentazione Lombroso dell’ospedale.