Omicidio Novak, scatta l’appello bis. Sotto la lente le versioni di Lupino

I giudici di secondo grado dovranno valutare l’aggravante dei futili motivi nel delitto della balleria ucraina

Francesco Lupino, reo confesso del delitto

Francesco Lupino, reo confesso del delitto

Orentano (Pisa), 25 marzo 2024 – Quale delle versioni rese dall’imputato è stata ritenuta attendibile? "E’ rispetto a tale versione che dovrà essere formulato il giudizio di sussistenza o no dell’aggravante dei motivi futili", scrive la Corte di Cassazione rinviando sul punto il caso davanti alla corte d’appello. Il caso è quello dell’omicidio di Krystyna Novak e dell’imputato, reo confesso del delitto, Francesco Lupino, 53 anni. Secondo la prima versione di Lupino – si legge nella sentenza –, la giovane aveva minacciato l’uomo di "mettere tutto in piazza": ovvero che avrebbe rivelato alla fidanzata di Lupino che lo stesso aveva sniffato cocaina e aveva avuto una tresca con un’amica della ragazza.

Mentre in seguito, l’imputato aveva arricchito la propria narrazione descrivendo un’interlocuzione di tipo diverso, nel senso che la vittima aveva prospettato anche una vera e propria denuncia di Lupino alla polizia. I giudici di appello, avevano rilevato: "intanto va sottolineato che noi non sappiamo esattamente che cosa ha detto la vittima a Lupino, né come lo abbia detto. Tutto questo argomentare si fonda solo ed esclusivamente su quanto ha riferito l’imputato, senza alcun riscontro obiettivo; imputato il quale oltretutto ha progressivamente “aggiustato” la sua versione dei fatti". Ma è qui che va fatta chiarezza, secondo i giudici di legittimità.

"Risolte, quindi, le questioni relative alla effettiva ricostruzione della interlocuzione tra la Novak e Lupino e della credibilità di quest’ultimo – stabiliscono gli ermellini – il giudice di rinvio dovrà valutare la sussistenza dell’aggravante dei futili motivi", tenendo conto dei consolidati orientamenti in materia della Cassazione. Francesco Lupino – difeso dall’avvocato Antonio Bertei – uccise la ragazza con colpo alla testa con la sua Tanfoglio. La donna era rimasta sola in casa dopo l’arresto del fidanzato Airam Gonzales che Lupino aveva incastrato con una soffiata alla polizia. E lei sapeva tutto. Dei traffici illeciti e anche che Lupino faceva uso di droga. Lupino la uccise trasformandola in un fantasma a partire dalla mattina del primo novembre 2020. Nelle settimane successive gli accertamenti nella casa evidenziarono una scalfitura nel muro e un traccia ematica su una finestra.

Fu poi lo stesso tatuatore di Corte Nardi, una volta incastrato e arrestato dalla squadra mobile, a raccontare di averla uccisa al pm Egidio Celano dopo tre mesi di carcere e dopo che gli inquirenti avevano ritrovato anche il corpo della 29enne gettato in un vecchio casolare in balia dei roditori. In primo grado Lupino venne condannato a 29 anni. Pena che in appello è scesa a 24 anni. Ora scatta l’appello bis – limitatamente all’aggravante – che apre al tatuatore l’opportunità di un’ulteriore sconto di pena.