
di Ilenia Pistolesi
La scuola come valvola di mutazione per il riscatto sociale dietro le sbarre. Al Maschio di Volterra, dove sono 110 gli studenti a fronte di una popolazione carceraria di 180 galeotti, i tre corsi superiori, costole degli istituti Niccolini e Carducci, che qui hanno trovato un limen costruttivo e fertile, avranno a disposizione un polo scolastico nuovo di zecca con 8 aule, grazie in primis al contributo della Fondazione Crv con 100 mila euro e altrettante risorse piovute dal Dap. Ieri, la presentazione delle nuove aule per l’alberghiero (41 gli iscritti in carcere), l’agrario (23 iscritti su quattro classi) e il liceo artistico, che conta 27 studenti detenuti su quattro classi. Le aule sono state ricavate nell’ala del Maschio che, in passato, ospitava i quattro cortili da passeggio durante gli Anni di Piombo. Spazi mai utilizzati e che ora, ripuliti dalla muffa degli anni, diventano vere e proprie stanze in cui far lezione. Fino a ora, in carcere si studiava in spazi alla meglio arrangiati, fra perimetri ristretti e la biblioteca.
"La scuola è il perno attorno cui ruota ogni progetto. Abbiamo avuto detenuti non scolarizzati che sono riusciti anche a laurearsi – spiega la direttrice del carcere Maria Grazia Giampiccolo – quello che abbiamo realizzato, in una Fortezza antica e meravigliosa ma con pochi spazi liberi, è un progetto straordinario, un obiettivo che cercavo di traguardare da tempo. E ho trovato compagni di viaggio importanti, a partire dalla Fondazione Crv. La scuola non è solo possibilità di crescita per il detenuto, ma anche creazione di nuovi posti di lavoro per docenti e per i detenuti stessi". "Per Volterra, il carcere è anche un motore economico – aggiunge il presidente Crv Roberto Pepi – è lavoro, è occupazione, è ricchezza che si riversa sul territorio. E le nuove aule si inquadrano in un’ottica di sviluppo socio-economico, che è la mission della Fondazione". Per la dirigente scolastica del liceo Carducci Nadia Tani "la soddisfazione di aver aperto una succursale in carcere dell’artistico è enorme, perché abbiamo studenti motivati che proseguono poi gli studi universitari in materie umanistiche. Abbiamo realizzato mostre con i lavori dei detenuti e i laboratori sono incentrati, soprattutto nel triennio, su arte, moda e costume, creando così un unicum con la sartoria carceraria". "Il carcere è un luogo vitale – puntualizza la dirigente del Niccolini – la scuola è un vero ascensore sociale, possibilità di riscatto umano e sociale. Basti vedere il percorso degli studenti dell’alberghiero e le chance professionali che per loro si spalancano". "Volterra un modello di come deve essere un carcere – sono le parole dell’assessora all’istruzione Viola Luti – e la città è una comunità che accoglie i detenuti. I vari indirizzi presenti consentono modalità diverse, dal lavoro al settore artistico. E’ così che un carcere dovrebbe funzionare, partendo proprio dalla scuola".