
Il Covid ha ucciso 21 anziani ospiti della casa di riposo Belvedere di Lari. Ventuno vite spezzate in neppure un mese. Domenica abbiamo pubblicato l’appello del Sindacato generale di base che chiede un’inchiesta e annuncia un esposto e sollecita i familiari delle vittime a non rimanere nel silenzio. Questa è la lettera di Tiziana e Raffaella Ciulli che alla Belvedere hanno perso la mamma, Bruna Bigazzi, di 94 anni.
"Eravamo, siamo e saremo una famiglia unita e tradizionale – scrivono le sorelle Bigazzi – Nel 2013 ci siamo trovate a gestire una situazione difficile: una madre che non poteva più vivere da sola. Mamma era una donna decisa, testarda, tormentata. Con l’avanzare dell’età aveva iniziato a rifiutare qualsiasi nostro aiuto. Cosi, con molta reticenza e preoccupazione, abbiamo pensato che l’unico modo per salvarla da se stessa fosse cercare una struttura che si potesse prender cura di lei. Eravamo scettiche perché eravamo e siamo convinte che sia giusto bello prendersi cura dei propri anziani. Ma con mamma, purtroppo, non ci è stato possibile".
"Ci hanno consigliato la casa di riposo di Lari e i nostri sensi di colpa hanno lasciato spazio alla profonda convinzione di aver fatto la scelta giusta – aggiungono Tiziana e Raffaella Ciulli – Mamma era rinata. Era una donna che, curata nel modo giusto, aveva fatto pace con se stessa. Era felice. Le facevamo visita tutte le settimane e, negli anni, quella casa di cura era diventata parte della nostra famiglia. Il personale era gentile, attento, premuroso. A marzo il mondo si è fermato, per tutti. Le Rsa hanno vietato le visite e gli anziani sono rimasti soli. Grazie all’aiuto del personale riuscivamo a vedere mamma tramite videochiamata e, fortunatamente, era serena perché capiva la situazione. In estate siamo riuscite a vederla di persona, nel cortile. Ed è stato bellissimo. Non sapevamo che quelli sarebbero stati gli ultimi momenti con lei".
"Il 28 novembre lo spettro del Covid è entrato a far visita a quelle povere anime ed è stato l’inizio della fine – concludono le sorelle Ciulli – Una telefonata veloce ma non indolore: ’Il tampone è positivo, ma per ora è asintomatica’. Ogni giorno abbiamo telefonato, a volte ci è stato risposto altre no. Il 6 dicembre un’altra dolorosa telefonata: ’Sua madre ha la febbre, per ora non c’è bisogno dell’ossigeno, abbiamo iniziato la terapia anticovid’. Quello stesso giorno siamo riuscite a vederla in videochiamata. Lo spettro della morte era seduto accanto a lei. L’ultima telefonata è stata l’8 dicembre: ’Sua madre è deceduta. Pensate voi al funerale. Condoglianze’. Da quel giorno nessun’altra comunicazione da parte loro. No sappiamo come è morta, se ha sofferto, se ci ha cercate. Nessuno ci ha contattato nemmeno per renderci i suoi effetti personali, gli unici ricordi che ci restano di lei. Non pretendevamo che le salvassero la vita, pretendevamo solo di sapere, pretendevamo umanità e buonsenso. Abbiamo perso nostra madre, la nostra amata mamma, nel peggiore dei modi. Noi avremo pace e lei riposerà in pace solo quando sapremo come sono andate le cose".