REDAZIONE PONTEDERA

Nasce Pomo di Venere, il collettivo giovanile

Un gruppo ha scelto San Romano per raccontare e organizzare eventi dedicati all’inclusione e non solo. Il ritrovo al circolo Torre Giulia

Un cerchio, la parte superiore di una mela e dei riccioli sinuosi alla sua sommità. Il logo del Pomo di Venere un collettivo giovanile, un gruppo informale nato a San Romano, da una costola dell’associazione La Ruzzola e dell’Arci, mostra elegantemente il tema di cui si occupa. La mela si trova al posto della foglia di fico ad è il suo esatto contrario: non nasconde anzi invita a mordere. Per tutta l’estate, da giugno fino a settembre inoltrato il Bosco dei Frati a San Romano si è animato di storie, appuntamenti, rubriche. Racconti sull’identità di genere intesa nel modo più ampio possibile. Dal piccolo giardinetto si scendono le rampe e si entra nel salotto di Venere, un luogo altro dove ognuno può liberarsi di etichette e preconcetti. Ci accolgono i tre ragazzi ideatori di questo progetto: Kendra Fiumanò, Leonardo Donati e Azzurra Corsi. Tre giovanissimi, classe ’94 e ’93, appassionati di arte, danza e recitazione, impegnati nel sociale, ma soprattutto desiderosi di fare qualcosa per il paese che vivono e frequentano.

"Perché Pomo di Venere? – spiegano – abbiamo voluto unire il maschile al femminile, mettere insieme due simboli. Volevamo un nome che già al suono facesse riflettere, facesse venire qualche dubbio. Suona bene, ma a orecchio prima che con il ragionamento si sente che qualcosa stride e che al posto di Venere dovrebbe esserci Adamo. E invece niente stride qui, tutti sono accolti". Al salotto le sedute sono in cerchio, nessuno è protagonista e ogni poltrona è diversa dall’altra. C’è la serata in cui ci si confida al microfono, quella in cui l’arte è protagonista, quella del racconto delle esperienze e del dialogo. "Abbiamo pensato questo spazio – continuano – come luogo di cultura, dove poter praticare la socialità, attraverso anche la stimolazione sensoriale. Parliamo di identità di genere, perché la nostra prima battaglia è contro l’omofobia, ma siamo pronti ad ampliare i confini". L’apertura per Kendra, Leonardo e Azzurra vuol dire prima di tutto accogliere coloro che scendono la rampa del Bosco dei Frati per addentrarsi e perdersi in un mondo dove ognuno può essere libero di raccontare e raccontarsi. "Perché a San Romano? – sorridono – Spesso pensiamo che alcuni temi siano lontani da noi, che non ci riguardino, poi scopriamo che il nostro vicino di casa è stato aggredito perché omosessuale". In autunno le attività del Pomo di Venere si sono spostate al circolo Torre Giulia, il programma è già on line.