REDAZIONE PONTEDERA

Massaggi hot, indagine chiusa e patteggiamenti

L’inchiesta dei carabinieri per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione scattata sul centro olistico di Montecalvoli

COMPRENSORIO

di Carlo Baroni

Indagini chiuse e percorso giudiziario verso il patteggiamento almeno per due delle tre posizioni. L’udienza camerale davanti al giudice deve ancora essere fissata. E’ la vicenda che vede coinvolti tre soggetti - due donne, di 38 e 48 anni del Pisano e un uomo di 36 anni di Castelfranco, tutti italiani - accusati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione che sarebbe stata attuata, secondo gli inquirenti, in un locale di Montecalvoli. Le indagini sulla vicenda sono dell’autunno del 2019. Secondo quanto emerse si sarebbe trattato di uno studio olistico che in realtà, per l’accusa, non aveva niente di riconducibile a essenze e massaggi.

Ma sarebbe stato un centro di attività di prostituzione con i contatti con i clienti tramite annunci pubblicati su alcuni siti internet. Le indagini, condotte anche con l’ausilio delle intercettazioni telefoniche dalle quali sarebbero emerse modalità e location, oltre che monitorando i movimenti di clienti, sono state coordinate dal pm Fabio Pelosi. Che i massaggi che vi venivano praticati fossero anche hot l’avrebbero confermato le decine di clienti – alcuni insospettabili professionisti del Comprensorio – che avrebbero ammesso, sentiti dai carabinieri, che quei trattamenti non davano sollievo solo alla mente. Nelle carte dell’inchiesta ci sarebbero anche foglietti scritti a mano con elencate prestazioni e relativo costo: massaggi che tra oli caldi e topless, oltre alla tecnica tantra, avrebbero avuto – almeno in alcuni casi – un passaggino piccante. In sede di interrogatorio davanti al gip i tre, avevano fornito dettagli e giustificazioni diverse. In particlare il 36enne – difeso dallìavvocato Niccoli – aveva precisato la sua estraneità ai fatti specificando di non aver mai saputo che tipo di massaggi venivano praticati in quei locali.

L’uomo aveva precisato di aver affittato e concesso in subaffitto i locali giustificando così (per riscuotere il canone) i suoi brevi passaggi dal centro quando i carabinieri già avevano attivato un servizio di osservazione, poi rafforzato dalle intercettazioni. Chiuso il centro di Montecalvoli l’attività – secondo le indagini – sarebbe stata spostata a San Miniato, segnatamente a San Donato, e a quel punto era già costituita l’associazione sportiva di gestione del centro sulla cui conduzione, tra i tre, pare ci sarebbe stata divergenza di vedute. In campo i difensori, Carlo Di Bugno, Erminia Imperio e Alessandro Niccoli di San Miniato.