Trascorsi quattro anni, e scaduti tutti i termini, è tornato in libertà Michele Brotini, il 52enne broker di Santa Croce, ritenuto colpevole di riciclaggio. Brotini nel maggio scorso si era visto confermare dalla corte d’appello di Venezia il pronunciamento dei giudici di primo grado: 8 anni di reclusione. La stessa corte aveva respinto l’appello del pm che aveva impugnato chiedendo il riconoscimento dell’aggravante dell’agevolazione mafiosa. Ora il broker è in attesa della fissazione dell’udienza in Cassazione. Agli emerllini, assistito dall’avvocato Marco Rocchi di Firenze, il professionista lamenta in particolare – si apprende – come i giudici di secondo grado non abbiano preso in considerazione alcuni argomenti rilevanti che avrebbero fornito un quadro diametralmente opposto della sua posizione. Elementi che sarebbero stati avvalorati anche dalle stesse dichiarazioni di Felice Maniero circa il fatto che i suoi soldi li gestivano altri, più importanti, e non Brotini. Da qui la richiesta dell’annullamento della sentenza o un nuovo processo d’appello. A mettere il broker nei guai – che ha sempre gridato la sua innocenza – furono le dichiarazioni rese nel 2016 dall’ex boss della Mala del Brenta Felice Maniero sul destino del suo tesoro. Soldi che Faccia D’Angelo sostiene di aver affidato all’ex cognato Riccardo Di Cicco (60enne dentista di Fucecchio, anche lui condannato a 4 anni in abbreviato e in attesa del processo in Cassazione) che, con l’aiuto del broker, li avrebbe portati al sicuro in Svizzera. Secondo il racconto del Maniero, a convincere l’ex boss a fare investimenti in fondi sarebbe stato Di Cicco – che ha ammesso di aver ricevuto nel 1995 dieci miliardi del vecchio conio e di averli restituiti all’ex boss fino all’ultimo centesimo – che conosceva Brotini per portarli in Svizzera.
Carlo Baroni