Le condanne alla banda dei furti. Pene fino a otto anni di reclusione. I colpi sotto la regia di una donna

La sentenza del tribunale di Pisa per undici imputati che avevano scelto di difendersi al dibattimento

E’ arrivato al pprimo grado di giudizio il processo alla banda dei furti sotto la regia di una donna, per tutte quelle posizioni che avevano scelto di difendersi al dibattimento. Ieri il collegio del tribunale di Pisa ha emesso 11 condanne: Antonella Macaluso, 6 anni e sei mesi; Angletin Mena, 8 anni e 8 mesi, Besmir Kasmi, 7 anni e 6 mesi; Naser Dubovic, 3 anni e 6 mesi; Ramizi Dubovic, 3 anni; Angelo Seljimi, 3 anni e un mese; Samuele Beljuli, 3 anni; Elvira Dubovic, 2 anni (pena sospesa), Adem Gjoka, 3 anni; Massimo Vispo, 6 mesi; Shkelzen Cala, 3 anni e 3 mesi. Secondo la Procura il gruppo, aveva una donna spesso regista delle operazioni: la Macaluso. Sarebbe stata lei, secondo la ricostruzione degli inquirenti – pm Giovanni Porpora – stabilmente legata ad un gruppo di Coltano, a fare da collante tra due bande di diversa etnia, rom e albanesi, ritenuti autori di razzie in mezza Toscana, dalla costa all’entroterra. Nella ricostruzione degli inquirenti ci sono una sequenza di fatti con episodi anche cruenti, come quello ai danni di una coppia di anziani, rapinati con pistola alla testa per farsi consegnare le chiavi della cassaforte che fu ripulita di preziosi e contanti. Una lunga indagine ha portato al processo. Indagine nella quale, è emerso, hanno avuto un ruolo chiave le intercettazioni telefoniche. Al timone, appunto, ci sarebbe stata spesso lei, una sorta d’autista dei ladri, nome di battaglia ‘La Zia’. Obiettivo: gioielli, soldi e orologi di gran pregio, come il Rolex. Sono ventitré gli episodi – tra 2016 e 2017 – contestati dall’accusa all’interno del processo per fatti avvenuti tra Valdera, Cuoio, Cerreto Guidi, Massa Macinaia, Lamporecchio e Livorno.

Carlo Baroni