
di Michele Quirici
Sul finire del XIX secolo, la Pubblica Assistenza pontederese che nacque il 28 febbraio 1882 come speciale sezione della Società dei reduci delle patrie battaglie e Fratellanza militare, raggiungendo l’autonomia nel 1889, costituì al suo interno un reparto di pompieri. Il 20 aprile 1899, complici i gravi incendi che si erano sviluppati in quell’anno in città alla fabbrica Crastan, al Cotonificio ligure-toscano e alle officine Vivaldi, lanciò un appello per chiedere un aiuto a rendere efficiente questo importante servizio. La Pubblica Assistenza propose l’introduzione di una "tassa sul fuoco" necessaria a reperire le risorse per continuare la sua opera, "accrescere il materiale da incendio", "provvedere il mancante materiale da salvataggio, e fornire quegli attrezzi necessari per lo sbarazzamento di macerie, e quanto occorre in simili dolorose circostanze" e per "pensare ad assicurare la vita di quei generosi contro i possibili infortuni e disgrazie".
La lettera faceva "un caldo appello a tutti gli Egregi Cittadini, come a tutti quei Signori che nella nostra Città e dintorni possiedono beni ed edifici, a volersi spontaneamente assoggettare ad una tassa annua che possa offrire i mezzi di equipaggiare nel miglior modo possibile la Squadra Pompieri e nell’incremento e sviluppo della medesima seguitare". Sottolineando come "in paesi industriali e di commercio come il nostro occorre provvedere". I militi “aventi per unica divisa l’abnegazione e sacrifizio", avevano affrontato "impavidi i pericoli, sostenendo instancabili disagi e fatiche, non curanti sacrifizio di abiti e di tempo lieti solo della grande ricompensa che dà la soddisfazione del compiuto dovere". Non sappiamo se la tassa fu accettata ma di fatto i pompieri continuarono il loro lavoro ed oltre al servizio si producevano in esercitazioni e dimostrazioni. Negli anni seguenti a Pontedera, che era diventata da tempo "la città delle ciminiere" non mancarono occasioni per spegnere incendi, ma i pompieri tutelavano anche il lavoro agricolo, infatti in più di un’occasione furono chiamati a spegnere incendi che si erano sviluppati dai pagliai. Il 6 aprile 1916 toccò alla fabbrica Crastan subire un nuovo incendio disastroso. L’attività era assicurata con la “Riunione Adriatica di Sicurtà” che non mancò, poche settimane dopo, di far sapere a mezzo stampa di come la compagnia assicurativa avesse provveduto celermente a far ripartire la produzione di surrogati di caffè.
Scriveva il 14 maggio il direttore dell’assicurazione: "Da sette giorni è stata riaperta a Pontedera la grandiosa Fabbrica di Cicoria dei Figli di Luzio Crastan, più che a metà distrutta dall’incendio; ed i signori Crastan hanno così potuto richiamare in servizio quella numerosa schiera di operai che da questa industria ricavano i loro guadagni. È stata una fortuna questa riapertura e per Pontedera e per il commercio della regione. Ed è bene subito avvertire che così speditamente i Crastan hanno potuto riattivare i lavori, perché prontamente aiutati dalla Riunione Adriatica di Sicurtà di Milano che ha liquidato i danni con una sollecitudine e con una prontezza veramente ammirevoli". La fabbrica ripartì ma non fu certo l’ultimo episodio e negli stabilimenti cittadini furono prese tutte le precauzioni necessarie. La Piaggio ha avuto sempre un servizio interno di antincendio e qualcuno nel suo piccolo ha provato ad imitarla. Oggi Pontedera ospita un distaccamento di volontari sotto l’ala del Comando dei vigili del fuoco di Pisa, persone che dedicano il loro tempo per la sicurezza di tutti e che non finiremo mai di ringraziare.