
L’imperativo categorico sussurra una frase cristallina: resistere e perseguire un obiettivo culturale in un terriorio sì isolato, ma in cui continuano a fiorire radici di fermenti culturali. Portati avanti a suon di sacrifici. Se a Volterra il cinema Centrale è con l’acqua alla gola, e ne sono testimoni le parole del suo gestore, il consorzio turistico che ha lanciato un Sos disperato per il multisala con gli spettatori ridotti a un massimo di 20 a proiezione, il Florentia di Larderello, che è sia cinema che quinta teatrale, dopo il biennio pandemico si è incamminato verso una strada diversa. E’ una strada puntellata sostanzialmente da una parola, ottimizzazione, grazie alla quale la cooperativa Larderello Mare, che tiene in mano le redini della maxi sala di proprietà comunale da oltre 400 posti, resiste nonostante le montagne russe vissute fino al 2021 fra aperture e chiusure durante i picchi pandemici. Insomma ci si reinventa, magari accorciando le proiezioni e concentrandole al fine settimana. Rivedendo l’intera macchina organizzativa. Ne parliamo con Daniela Guazzini di Larderello Mare.
"Il cinema è cultura, e noi vogliamo tenerlo in vita per la comunità dell’Alta Valdicecina – dice – abbiamo deciso di ottimizzare il lavoro: la stagione cinematografica si apre a ottobre e si conclude a aprile, perché con l’arrivo della primavera il cinema diventa vuoto. Le pellicole vengono proiettate solamente il sabato e la domenica con tre spettacoli. Anche la scelta dei film è precisa: non prendiamo prime nazionali, ma le proiettiamo circa una settimana dopo. Quindi puntiamo sulle pellicole del momento, anche se proiettate giorni dopo rispetto a altri cinema. Il nostro bacino di utenza riguarda i territori di Pomarance e Castelnuovo, con la loro costellazione di paesini e frazioni. Ma resta un bacino di utenza abbastanza ridotto. In inverno, il cinema rappresenta una, se non la sola opportunità culturale insieme al teatro in queste zone. Per questo motivo, pur fra mille sacrifici, abbiamo optato per una politica diversa di lavoro".
E gli spettatori?
"Abbiamo una sala da oltre 400 posti – risponde Guazzini – difficile riempirla tutta, ma per ora resistiamo. Certo, i cinema sono strutture culturali che vivono una crisi profonda già prima della pandemia. Poi, con le restrizioni, sono mutate ancor di più le abitudini delle persone e la concorrenza di varie piattaforme è diventata spietata. E i giovani sono sempre più lontani dalle sale cinematografiche. Questa è la grande sfida: riportare i ragazzi a godersi il grande schermo in un cinema".
Ilenia Pistolesi