La tragedia di Suviana: "La morte di D’Andrea ci insegni cosa fare perché non accada più"

Le parole dei familiari e del loro avvocato per la festa dei lavoratori. Il 37enne di Forcoli è una delle sette vittime dello scoppio di Bargi. "Morire sul lavoro non è giusto e non dovrebbe accadere mai" . .

La tragedia di Suviana: "La morte di D’Andrea ci insegni cosa fare perché non accada più"

La tragedia di Suviana: "La morte di D’Andrea ci insegni cosa fare perché non accada più"

Le tragedie sul la vorosiano un monito per intervenire e migliore quello che deve essere migliorato. Perchè non accada più. Un messaggio importante quello lanciato – in occasione del primo maggio che ha avuto al centro il tema della piaga delle morti sul lavoro qui, come in tutto il Paese – dai familiari di Alessandro D’Andrea, forcolsese, una delle sette vittime alla centrale elettrica di Suviana, insieme all’avvocato Gabriele Bordoni che li assiste: "Morire sul lavoro a 37 anni, come a qualsiasi altra età, non è giusto e non dovrebbe accadere. Che questo giorno ci serva a tutti quanti per riflettere su quelle che potrebbero essere le migliorie in ambito lavorativo per far sì che certe tragedie non accadano".

D’Andrea, impiegato alla Voith di Cinisello Balsamo, fu trovato senza vita sotto l’acqua e le macerie della centrale idroelettrica di Bargi nel comune di Camugnano. "Vorremmo aggiungere anche un nostro caro e sincero ringraziamento a chi ha lavorato senza sosta per soccorrere Alessandro, così come tutte le altre persone che ci hanno sostenuto in quei giorni così difficili e che continuano a farlo anche oggi". Inizialmente, subito dopo lo scoppio, D’Abndrea era fra i dispersi e questo – per una manciata di ore – aveva tenuto accesa la fiammella della speranza che poi si spense gettando nello sconforto l’Italia interna. Le sorelle, i genitori e la sua compagna di vita, Sara, insieme all’avvocato Bordoni, vogliono ricordarlo "con poche ma chiare parole": Alessandro "ha da sempre amato il suo lavoro, tanto da spingersi a lasciare i propri affetti in Toscana sin da molto giovane e trasferirsi in una delle più grandi metropoli del lavoro, a Milano, dove avrebbe avuto sicuramente maggiori possibilità di crescita personale ma soprattutto professionale – dicono –. Questo per dire che Alessandro si è impegnato e sacrificato, ha avuto sempre la voglia di sapere, di conoscere e di imparare e così ha viaggiato per lavoro in tutto il mondo. Ad oggi avrebbe avuto ancora tantissima voglia di fare, di migliorare, nel suo piccolo, quella che è la realtà di vita che ci circonda. È proprio per questo che aveva scelto di lavorare nell’ambito delle energie rinnovabili, materia che lo affascinava così tanto proprio perché gli dava la possibilità di unire conoscenze in campo dell’idraulica, se non anche dell’elettronica e anche della meccanica".

"Era entusiasta, credeva nel valore del lavoro e dell’impegno, aveva fiducia nel suo futuro e ci coinvolgeva raccontandosi del suo mondo e questo ci ha sempre reso felici e ci mancherà tantissimo".

"Così - concludono - ricordiamo Alessandro e, con lui, tutte le vittime sul lavoro e alle loro famiglie; ed ora veglia su di noi da lassù e stacci vicino proprio come eri solito fare anche qui". Intanto c’è un’inchiesta aperta: quattro ingegneri, professori esperti di meccanica, idraulica, costruzioni e sistemi elettrici saranno chiamati ad aiutare gli inquirenti a comprendere quello che è successo il 9 aprile. Quando d’un tratto il Paese ha dovuto fare i conti con altre sette vittime sul lavoro. E quando questa grande tragedia è arrivata anche sul nostro territorio ricoprendo di lacrime tutta Forcoli.

Carlo Baroni