di Luca Bongianni
La prima dose del vaccino Pfizer somministrata regolarmente il 26 maggio scorso all’hub pontederese, la seconda, 42 giorni dopo, il 7 luglio, è stata invece rifiutata. Sta vivendo un’odissea Lorenzo Mazzi, 69 anni di Pontedera, che per una settimana si è ritrovato in balia degli uffici sanitari regionali senza sapere se e quando avrebbe potuto ricevere la seconda dose del siero anti-Covid. Ad oggi sono passati 50 giorni dalla prima dose e ieri pomeriggio, anche grazie alle nostre richieste di chiarimenti ai medici, a Mazzi è stata prenotata la seconda dose, prevista per sabato mattina all’ospedale Lotti. Il caso di Mazzi è particolare. Nel 2006 ha ricevuto una fucilata a caccia e nell’organismo si è accumulato piombo, una criticità che negli ultimi anni gli ha causato non pochi problemi, tra cui l’impossibilità di sottoporsi all’esame della risonanza magnetica, che in questi casi deve essere eseguito con il mezzo di contrasto, il gadolinio, una sostanza che viene iniettata in vena, alla quale però Mazzi, lo scorso anno, ha scoperto di essere allergico. "Il primo appuntamento all’hub di Pontedera in piazza del mercato era fissato al 26 maggio scorso – la testimonianza di Mazzi –. In quel caso mi hanno fatto regolarmente la prima dose di vaccino Pfizer e mi hanno detto di fare il richiamo dopo 42 giorni. Così il 7 luglio scorso mi sono recato nuovamente al tendone per la seconda dose ma a questo punto, ripetuti i dovuti accertamenti, mi hanno fermato dicendomi che con questa allergia non potevo fare il vaccino in quel luogo ma avrei dovuto farlo all’interno di una struttura protetta come l’ospedale, con i medici pronti con il cortisone in caso di reazione allergica". La prima dose sì, la seconda no quindi una settimana di dubbi e preoccupazioni.
"La prima volta chi ha preso in carico la mia situazione è stata troppa superficiale nel darmi il nullaosta – racconta Mazzi –. Me lo ha confermato il mio medico di base dicendomi che il rischio che ho affrontato è stato molto alto. Per fortuna il dottore che ho trovato al momento del richiamo mi ha fermato subito. Con onestà e serietà mi ha consigliato di procedere alla seconda dose in un ambiente più sicuro e con le adeguate precauzioni. In quell’occasione mi venne detto che si sarebbero fatti sentire entro 7 giorni ma non ho sentito più nessuno. Avevo urgente bisogno di sapere cosa dovevo fare. Oggi (ieri pomeriggio) finalmente mi ha contattato il direttore dell’ospedale Lotti prendendo in carico la mia situazione e assicurandomi la seconda dose all’ospedale con due anestesisti presenti. Devo ringraziare il mio medico, il dottor Ciampalini, e il giornale per aver sbloccato questa situazione".