REDAZIONE PONTEDERA

La leggenda di Eloisa e il suo fantasma bianco

La storia di una famiglia nobile di Alica e della figlia. I bagni nella “pozzanghera“

Nel 2002 Paolo Morelli scrisse: “Alica. Un castello della Valdera dal medioevo all’età moderna”. Nell’appendice dell’importante pubblicazione si può leggere notizie intorno ad una leggenda locale molto “gustosa”. Nel 1892 Guido Chialvo stampa a Lucca un piccolo opuscolo intitolato “Alica”. L’opera, scrive Morelli: “era dedicata alla contessa Sofia Franceschi Bicchierai, appartenente ad una famiglia nobile pisana che all’epoca possedeva la fattoria un tempo proprietà dei Certosini” ed “era la trascrizione della leggenda circa le origini di questo nostro castello, che l’autore avrebbe ascoltato dalla bocca di un contadino”. “A due chilometri dal luogo dove ora sorge Alica, nel ‘900 vi era un castello di proprietà del Conte Lonzo Cenfreschi, che abitava con la figlia Iole” che “si innamorò di un avventuriere (…) ma il padre non voleva permettere tale unione. (…) la puniva e la batteva affinchè rompesse ogni relazione con il capitano di ventura Gian Gastone Manovali dei Torricci. Ma la figlia scriveva e nel giardino aveva colloqui con l’amante; accortosene il Conte tanto si adirò che decise di rinchiuderla in un convento per segregarla dal mondo. A tal fine ordinò il 15 aprile 902 che si cominciasse a fabbricare un palazzo e un convento, inaugurato il 12 luglio dello stesso anno, dove entrarono Suor Eloisa, già Contessa Iole Cenfraschi e altre dodici donne di nobile famiglia”. Elosia tanto pregò che la Madonna gli apparve in sogno e gli disse che se avrebbe seminato il grano Spelta (in latino Alica) il desiderio di sposare l’amato sarebbe stato esaudito. Così fece e il padre miracolosamente si ravvide e la Madonna tornò a chiedere alla fanciulla di immergersi per dieci mattine nella “pozzanghera di Baccanella” e di “recitare dieci avemarie”.

“E così durò fino al nono giorno, allorchè, cedendo alle istanze del padre e del fidanzato divenne sposa. Il decimo giorno la contessina” fu trovata morta. Da allora ogni 15 aprile “si vede aggirarsi un fantasma bianco, coronato di fiori, intorno a quella pozzanghera e si odono lunghi singhiozzi e gemiti sommessi”.

Michele Quirici