
di Michele Quirici
Il teatro a Pontedera è sempre stato di casa, prima allo splendido Andrea da Pontedera gioiello che la guerra ci ha “rubato”, al Circolo San Luigi, poi nelle nostre piazze, al Teatro Roma, all’Italia, al Massimo e infine con la straordinaria opera del Piccolo. I pontederesi hanno assistito a celebri capolavori grazie all’impegno di molti che si sono prodigati facendo della nostra città una prestigiosa capitale di questa arte. Nel dopoguerra fu Piazza Curtatone a diventare Teatro e nel 1948 gli spettatori ammirarono “Essi arrivarono ad una città” di G. B. Priestley con la regia di Dilvo Lotti e la scenografia dell’architetto Renzo Bellucci. L’anno successivo è la volta di “Uno cantava per tutti” di Enrico Bassano. Nel settembre 1950 si mise in scena la prima nazionale della “Mariana Pineda” di Federico Garcia Lorca sempre con Lotti in regia. Furono grandi successi di cui si occupò molto anche la stampa nazionale, dietro i quali operò un gruppo di volenterosi cittadini coordinati dallo straordinario sindaco Otello Cirri che ricoprì la carica dal 1946 fino al 1952.
Scrivono Marisa Anichini e Laura Ferrini, nel loro libro “Si comincia un’altra vita”, sulla figura di Cirri: "Oltre a rendersi attivo promotore della ricostruzione materiale della città, sente fortemente di dover provvedere anche alla rinascita culturale attraverso varie iniziative come mostre d’arte, sul paesaggio, sull’agricoltura a cui si associa il contributo determinante del teatro". Un’attività, quella culturale, molto intensa che meriterebbe di essere raccontata in maniera approfondita. In quegli anni nasce il Comitato Autunno pontederese, si possono ammirare spettacoli di vario genere comprese le opere liriche.
La città ospita sui propri palchi artisti del calibro di Rino Salviati, Nilla Pizzi, Julia De Palma, Alberto Rabagliati, Giorgio Consolini, Luciano Tajoli, Giacomo Rondinella, Narciso Parigi e Claudio Villa. Arrivano a Pontedera conduttori radiofonici e televisivi quali Silvio Noto Gigli, Corrado, Nunzio Filogamo, Mike Bongiorno e nell’agosto del 1955 il mitico Alberto Sordi. Nel 1957 va in scena la “Beatrice Cenci” di Moravia e nel 1958 il “Don Giovanni e il convitato di pietra” di Tirso da Molina. Nel 1959 il Comitato organizzatore dell’Autunno pontederese cura la sesta edizione del Festival Teatrale di Pontedera organizzando la rappresentazione de “La Pisana” tratto dal lavoro di Ippolito Nievo “Le confessioni di un italiano”. Tutto sembra procedere per il meglio e niente sembra fermare questo prestigioso cammino, ma nel 1961 accade un fatto grave.
Il 2 settembre di quell’anno è in programma la prima dell’opera di Marcello Sartarelli la “Giovanna del Popolo” dedicato alla guerra d’indipendenza Algerina che dovrebbe essere replicata al Giardino Scotto di Pisa e al Teatro Quirino di Roma. Sono in corso le prove, ma il governo francese, secondo il giornale socialista l’Avanti!, attraverso l’Ambasciata di Palazzo Farnese pone il veto. Viene convocato l’autore indicando quali parti dell’opera devono essere modificate per ottenere il visto dalla censura, ma Sartarelli non intende intervenire sul testo visti anche i tempi ristretti. La vicenda arriva in Parlamento e vari onorevoli, tra cui Anselmo Pucci, pongono la questione in un’interrogazione diretta al Ministro del Turismo che per bocca del sottosegratorio Helfer nega le pressioni francesi e, difendendo l’opera della censura, sottolinea come il testo per la commissione che doveva esaminarlo fosse giunto in ritardo. Viene organizzata anche una manifestazione di protesta, ma quest’opera “non s’ha da fare”.