La casa fantasma di Torino. Il caso finisce in appello

Il furto d’identità e le bollette: il calvario di Cristiano Coscetti continua. Lo scorso anno erano stati condannati i gestori che lo riempivano di bollette. .

La casa fantasma di Torino. Il caso finisce in appello

La casa fantasma di Torino. Il caso finisce in appello

Una storia che ha dell’incredibile. I processi non sono finiti. Anzi. Cristiano Coscetti è costretto a difendersi anche in appello, perché i gestori dei servizi – stavolta relativamente ai mancati passi necessari all’eliminazione dei suoi dati dal sistema Sil – non mollano la presa sui conti delle utenze di quella casa che l’imprenditore, in realtà, non ha mai visto. Stiamo parlando del fantomatico appartamento di via Botticelli 37 a Torino, dove Coscetti non ha mai abitato. Ma è lì, tra quei palazzi, che si annidano i misteri di tutti i suoi tormenti durati anni e diventati richieste di denaro per energia elettrica mai utilizzata, riscaldamento mai accesso, canone tv di un televisore che non gli appartiene. Una catena di Sant’Antonio infernale tra sms e inviti a pagare. Sono i contorni di una storia inquietante – iniziata per un furto d’identità – di quelle capaci di far ridere e piangere allo stesso tempo, per circostanze assurde che la popolano, gli equivoci su cui sono nati altri equivoci, tanto da rendere tremenda per Coscetti - assistito fin dall’inizio dall’avvocato Veronica Vivaldi con studio a Santa Croce – la visita del postino. Dopo il tribunale di Pisa, anche quello di Bologna, lo scorso anno, aveva messo nero su bianco che Cristiano Coscetti, rappresentante di Castelfranco, non è titolare di alcuna utenza di fornitura gas in quella casa.

L’aveva già fatto, appunto, anche il tribunale di Torino dove l’uomo intentò la prima causa quando iniziò quello che è ancora un vero incubo: una marea di bollette (siamo oltre 45mila euro) – per consumi in un’appartamento dove Coscetti – a cui l’ultima sentenza ha riconosciuto il risarcimento del danno – non ha mai abitato. "Deve ritenersi ormai accertato – scriveva il giudice nel luglio scorso – che il signor Coscetti non fu titolare di alcuna fornitura di utenza gas presso il fantomatico appartamento, né stipulò mai alcun contratto di fornitura relativo a tale appartamento". Invece per quanto riguarda il comportamento del fornitore di default subentrato, il tribunale evidenziava "una violazione delle norme di ordinaria diligenza da parte di un soggetto tra l’latro professionalmente deputato anche al settore della fatturazione per recupero crediti da utenze di fornitura, che si configura chiaramente molesta e quindi illegittima". Invece la catena di Sant’Antonio non si ferma.

Carlo Baroni