
PECCIOLI
Elena Sofia Ricci debutta alla regia teatrale con Fedra, in scena in prima nazionale stasera alle 21.30 all’anfiteatro Fonte Mazzola per il festival 11Lune. Opera di opposti inconciliabili, la tragedia di Fedra e Ippolito racconta la vicenda di due figure in fuga ognuna dalla propria gabbia, per la sposa di Teseo rappresentata da un matrimonio nel quale l’amore occulto non trova asilo; per il giovane figlio del re dal vincolo di una città opposto all’atavica attrazione per la caccia e per il mondo della ferinità. Fedra, sposa del re di Atene Teseo, arde di passione amorosa per il di lui figlio di primo letto, Ippolito. Il giovane, discendente della regina delle amazzoni, attratto dalla promessa d’innocenza insita nella natura, devoto alla caccia e distaccato dai legami familiari, respinge l’offerta della regina, che mediterà contro di lui una feroce vendetta di cui sarà artefice l’ignaro Teseo. La tragedia si compie fino alla morte violenta di Ippolito e al suicidio di Fedra.
"Quando mi si è prospettata la possibilità di curare la regia della Fedra di Seneca, immediatamente sono stata colta da un senso profondo di inadeguatezza. Poi, la sfida – spiega Elena Sofia Ricci – E allora mi sono chiesta: quale può essere la mia visione di Fedra oggi? Dove posso collocarla? Riflettendo e studiando, ho sentito che in questa tragedia c’è all’interno di ciascuno di noi una parte di ogni personaggio, e che forse, in questa nostra era, siamo tutti un po’ Ippolito: a pezzi, a brandelli. E così ho pensato che una discarica infernale, uno ‘sfasciacarrozze di tutti i tempi’, potesse essere il luogo in cui collocare questa Fedra. L’intero dramma è popolato da persone che si muovono e arrancano tra le macerie della propria esistenza. Anche il rapporto conflittuale con il potere rievoca una sempre contemporanea messa in discussione della coscienza sociale".