CARLO BARONI
Cronaca

Federico e i misteri del Tevere: "Chi l'ha visto?" rintraccia l'amico

Carlo Laganà fu il giovane che fece la denuncia di scomparsa. Ma per i familiari di Carnicci ci sono tante cose che non tornano

Carlo Laganà durante il servizio

Santa Croce, 4 marzo 2017 - C'è una Roma sotterranea che si popola la notte lungo il Tevere custodisce segreti di vita e di morte. Custodisce anche quello di Federico Carnicci, l’operaio 27enne di Santa Croce che nell’estate del 2015 aveva deciso di fare un’esperienza di strada per «staccare» e decidere che fare del suo futuro? La famiglia, che vive a San Miniato, non ha mai creduto al suicidio: «Troppe cose non tornano». La mamma del giovane, Lidia Speri e i fratelli di Federico, Giulio e Vittoria Ricaboni, sono in trincea da quasi due anni, sono passati sopra un’archiviazione e assititi dall’avvocato Carmine De Pietro hanno fatto riaprire il caso su cui indaga la Squadra Mobile sezione omicidi di Roma. Intanto sulla morte di Carnicci nel Tevere sono tornati i reporter di Chi l’ha visto? che hanno rintracciato Carlo Laganà, l’artista di strada che aveva denunciato per primo la scomparsa di Federico, menzionando Max Galioto, finito poi nei guai per la morte dello studente americano Solomon.

«La sera eravamo tutti in gruppo. Mi sono svegliato alle 4 e 20 di mattina. Mi svegliò Max (Galioto) e mi disse: ‘Federico non c’è più. Lo cerammo per ore lungo il fiume». Ma, fu detto, che qualcuno dei ragazzi avrebbe visto Federico gettarsi, probabilmente perché drogato o ubriaco. La ex di Galioto, proprio alla trasmissione di Rai Tre condotta da Federica Sciarelli, aveva parlato di Carnicci che la sera prima della scomparsa avrebbe assunto dello stramonio (droga delle streghe). Ma tutto questo non convince i familiari. «L’autopsia non ha riscontrato droghe nel suo corpo e il tasso alcolemico era basso – ha detto la sorella Vittioria Ricaboni – Federico non era un drogato, non era un barbone, al massimo si può essere fatto uno spinello». Ma è sempre Vittoria a riferire alla trasmissione un elemento inquitenate: «Ta la morte di mio fratello e lo studente americano ci sono stati altri due casi di morti nel Tavere, uno di 23 anni per mano di un soggetto che la notte in cui è morto Federico era sul ponte con la fidanzata; e uno di 51 anni le cui iniziali corrispondono a quello di un uomo presente quella notte». E, pare, anche lui mai sentito dagli inquirenti. «Noi non accusiamo nessuno – dice mamma Lidia – chiediamo solo a tutti di dire la verità»