Pontedera (Pisa), 1 ottobre 2024 – “Avevo quel coltello perché alcuni extracomunitari mi avevano minacciato”. Avrebbe giustificato così, Valerio Spinelli, da quanto abbiamo appreso, le ragioni per le quali aveva con sé quella lama affilata che, la mattina del 14 ottobre dello scorso anno, a Pontedera, piantò nella gola di Rosanna Calistro, la donna con cui aveva avuto una relazione. Spinelli, 48 anni, bagnino di Livorno, ieri mattina si è sottoposto ad interrogatorio, rispondendo alle domande del suo difensore, avvocato Umberto Barbensi, e del pubblico ministero Fabio Pelosi, prima che il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Pisa si ritirasse in camera di consiglio.
Un’interrogatorio nel quale Spinelli ha ricostruito cosa avvenne quel giorno e le ragioni, appunto, per le quali aveva con sé quella lama. Giustificazioni che non hanno intaccato il quadro accusatorio lasciandone intatte le aggravanti contestate. Spinelli era imputato di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e dal legame affettivo con la vittima, e di lesioni gravi. Per tutto questo il pubblico ministero Fabio Pelosi aveva chiesto una condanna a 15 anni di reclusione. Un’ora di camera di consiglio e poi la sentenza: 12 anni di reclusione, già ridotti di un terzo per effetto del rito abbreviato, e 50mila euro di provvisionale per la parte offesa.
Il difensore dell’imputato, uscendo dall’aula, riguardo la posizione del suo assistito ha sottolineato che Spinelli “le scuse per il gesto commesso le ha già fatte per lettera da tanto tempo”. Invece riguardo la condanna si è limitato a dire: “Aspettiamo le motivazioni, poi procederemo con il ricorso in appello”. L’aggressione avvenne poco dopo le 11, in via De Nicola a Pontedera. Rosanna trovò Spinelli, col quale aveva interrotto i rapporti, sotto casa. Perché quando le cose fra loro avevano iniziato a non andare bene, lui aveva già alzato pesantemente le mani. Di questo Rosanna, ne aveva parlato anche con i carabinieri, ma non aveva voluto denunciarlo, sosteneva di non sentirsi in pericolo, forse credeva di poterlo gestire.
Invece dopo il primo episodio di violenza il 48enne l’accoltellò alla gola in strada. Con gli ultimi fili di voce Rosanna chiese aiuto: “Chiamate mia mamma, muoio”, furono le sue parole alle persone attonite, che si riunirono davanti a lei in un lago di sangue. I primi soccorsi arrivarono dai vicini e da una volontaria della Croce Rossa. Poi la corsa in ospedale. Mentre Rosanna veniva operata, era partita la caccia a Spinelli che fu arrestato dai militari dell’Arma alla stazione di Pontedera in procinto di prendere un treno per tornare a casa: in tasca, il 48enne aveva ancora il coltello insanguinato.
Una volta a casa, dopo giorni di sofferenze, Rosanna prese carta e penna, e consegnò a La Nazione uno scritto per ringraziare quanti le avevano salvato la vita, e lanciare un appello a tutte le donne: “Denunciate, quando avete anche il minimo segnale di violenza”. Non importa se lui sia già arrivato alle mani oppure no: anche la violenza verbale, può essere preludio della tragedia.