Carlo Baroni
Cronaca

Il corpo di Erik gettato nel cassonetto, condannato l'amico

I giudici londinesi hanno inflitto 16 mesi a Gerardo Rossi, l'uomo che era con il giovane quando morì per overdose

Erik Sanfilippo in compagnia di amici

Marti, 15 dicembre 2019 - «Non sapevo cosa fare». Si sarebbe giustificato così – lo riporta il giornale inglese «MyLondon» che riferisce del processo sul caso – Garardo Rossi, 52 anni, origini italiane, condannato a 16 mesi di reclusione dalla Snaresbrook Crown Court per aver ostacolato il corso della giustizia dopo la morte di Erik Sanfilippo, il 23enne di Marti trovato cadavere in un cassonetto dei rifiuti nel maggio scorso. Rossi, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe svuotato il contenuto di un cestino per il riciclaggio del verde di un vicino a Holloway, e lì dentro avrebbe scaricato tra il 10 e il 12 maggio scorsi, il cadavere del giovane italiano che si trovava in Inghilterra da un anno dove lavorava come cameriere, aveva amici ed era molto amato. Quindi avrebbe trascinato il cestino nel giardino di una proprietà in disuso e lo avrebbe abbandonato lì. Il corpo di Sanfilippo fu trovato solo quando un vicino individuò il suo cestino per i rifiuti mancante e vide sporgere le gambe di una persona.

La polizia, immediatamente intervenuta, si rese conto che i documenti di identificazione di San Filippo erano stati rimossi, causando un ritardo nell’identificarlo: un gesto che ha ostacolato il corpo della giustizia ritardando anche la comunicazione del decesso alla famiglia della vittima. Infatti l’unico elemento che consentì una ipotesi di riconoscimento fu il ritrovamento della lettera del ristorante dove il giovane serviva ai tavoli. Rossi fu arrestato poco dopo il ritrovamento del corpo e confessò: «Ero molto spaventato e non sapevo cosa fare», riporta ancora MyLondon.  

Dalle indagini è emerso poi che Sanfilippo aveva assunto droghe nella casa di Islington di Rossi nelle ore precedenti la sua morte. La pubblica accusa, in aula, ha sottolineato che l’imputato ha mostrato «poco rispetto celando la sua morte», aggiungendo – nella ricostruzione del susseguirsi degli eventi – che Rossi «quando si rese conto che il suo amico era morto, invece di avvisare la polizia (o i soccorsi come detto della madre del giovane in aula, ndr) come avrebbe dovuto fare, decise di spostare il cadavere fuori da casa sua per evitare che la polizia rinvenendo droga lo indagasse ulteriormente». Gli accertamenti tossicologici sul cadavere evidenziarono che c’erano alcol, cocaina ed eroina nel sistema sanguigno di Sanfilippo.  L’assistente medico legale Brittain dichiarò, sentito davanti la corte, che la morte è stata «causata da un sovra dosaggio accidentale». Per Rossi la Corte ha disposto che sconti la pena anche per un altro reato che non era collegato alla morte di Sanfilippo: 4 mesi di reclusione per detenzione di arma da taglio. Reato per il quale era già stato processato anni fa e per cui aveva un pena sospesa.