
Un carrello all’ingresso e la merce disposta sugli scaffali. Tutto è curato nei minimi dettagli affinché ci si possa accorgere il meno possibile che il locale di via Fratelli Bandiera a Pontedera non è un supermercato come gli altri. Qui non circolano soldi e la merce è valutata con un punteggio che può andare da 1 fino a 5. "Non dipende soltanto dal costo che quel prodotto ha sul mercato – ci spiegano i volontari – ma soprattutto dalla disponibilità che abbiamo. Chi può entrare qui? Chi ha fatto richiesta ai servizi sociali e ha i requisiti per poter usufruire di questo aiuto". Siamo nell’emporio civico, un esperimento sociale avviato sotto l’assessorato di Carla Cocilova nel 2020 in piena pandemia. Inizialmente era gestito dalla cooperativa Arnera, adesso è inserito nella rete di aiuti alimentari che esiste a Pontedera e che comprende diverse associazioni. Il cibo esposto sugli scaffali arriva attraverso il Banco Alimentare o dai supermercati che hanno aderito all’iniziativa. C’è di tutto dai prodotti per la pulizia della casa a quelli per l’igiene personale e poi il cibo a lunga conservazione. L’apertura al pubblico è di due pomeriggi a settimana. Lo scorso giovedì abbiamo seguito le volontarie Federica e Francesca durante un turno. Intorno alle 15 arriva il primo cliente, Federica ha davanti a sé una tabella con gli appuntamenti della giornata.
"Ogni giorno arrivano dalle 15 alle 20 persone – racconta Eugenio Leone che coordina l’emporio –. Chiamiamo personalmente per prendere degli appuntamenti mensili, perché? Così non devono aspettare fuori, hanno maggiore privacy e poi l’emporio è piccolo e la gestione è più semplice. Ogni persona che arriva ha un punteggio assegnato dai servizi sociali e può mettere nel carrello merce pari a quel totale, ogni tre mesi gli uffici controllano l’andamento e aggiornano la situazione. Questo è un osservatorio particolare, ogni tre mesi c’è un ricambio di circa 15 persone". L’attenzione per l’ordine è quasi maniacale e appena un prodotto diminuisce sugli scaffali viene reintegrato. Gli appuntamenti procedono cadenzati ogni quarto d’ora, mentre al bancone Federica continua a chiamare per accertarsi che tutti abbiano ricevuto il messaggino con l’orario. "In questo modo – continua – instauriamo anche un rapporto umano. Periodicamente scriviamo un piccolo report che consegniamo ai servizi sociali. Se avessimo più spazio a disposizione potremmo mettere anche un frigo e un congelatore per la distribuzione del fresco e dei surgelati. E poi magari dedicare una parte anche ai vestiti. Di cosa abbiamo bisogno? Di volontari che abbiano a disposizione del tempo da dedicare all’emporio". Al posto della cassa c’è un bancone. Francesca prende il cibo dai carrelli e conta i punteggi di ogni prodotto. L’appuntamento con ogni cliente si rinnova ogni mese, fino a quando quella famiglia avrà ancora bisogno del sostegno del Comune per provvedere a una parte della spesa.
Sarah Esposito