Delitto Khrystyna, il caso verso il giudizio in Corte di Cassazione

Delitto Khrystyna, il caso verso il giudizio in Corte di Cassazione
Delitto Khrystyna, il caso verso il giudizio in Corte di Cassazione

Il delitto di Khrystyna Novak potrebbe arrivare in Cassazione. L’avvocato Antonio Bertei, difensore di Francesco Lupino – il killer reo confesso della ballerina ucraina – non eslude il ricorso agli ermellini attende le motivazioni della Corte d’appello (dovrebbero essere depositate a giorni) per valutare quali margini ci sono per impugnare la condanna a 24 anni di reclusione. Una scelta che ha l’obiettivo, si apprende, di rimettere in discussione l’aggravante dei futili motivi e puntare così ad un ulteriore sconto di pena. In primo grado Lupino, tatuatore di Corte Nardi, venne condannato a 29 anni di carcere. Nel gennaio scorso la pena è diminuita di cinque anni. Lupino uccise la ragazza con colpo alla testa con la Tanfoglio da cui non si separava mai. La Novak lo aveva minacciato di raccontare tutto. Del resto lei sapeva tutto.

Era stata lei a spingere il fidanzato Airam Gonzales ad interrompere i traffici illeciti che aveva messo in piedi con Lupino. Sapeva anche che Lupino faceva uso di droga, e sapeva anche che era stato lui ad incastrare Airam con una soffiata alla polizia.

Era rimasta sola in casa. Il tatuatore disse che quando andò a trovare la ragazza lei lo minacciò che lo avrebbe denunciato. In realtà non sappiamo cosa si dissero, e se davvero si dissero qualcosa. E’ certo che la mise a tacere per sempre, e si disfece del corpo. Trasformandola in un fantasma che fu oggetto di intense ricerche e di appelli arrivati anche su Chi l’Ha visto? La ragazza, però, era morta. Fu Lupino stesso a raccontare di averla uccisa al pm Egidio Celano e alla Squadra Mobile di Pisa, dopo tre mesi di carcere e dopo che gli inquirenti avevano ritrovato anche il corpo della 29enne gettato in un vecchio casolare in balia dei roditori. Lupino disse: "volevo solo spaventarla, credevo che la pistola fosse scarica", pur ammettendo che quando premete sul grilletto e "sentì duro", non si fermò.

Carlo Baroni