REDAZIONE PONTEDERA

Dalla tv al tribunale "Diffamata per invidia" In cinque dal giudice

Lo sfogo di Chiara Dalmazio: tutto cominciò con un servizio de “Le Iene“ "Io non sono quella che è stata descritta, ecco perché li ho querelati".

Gli imputati compariranno davanti ad un altro giudice. Il processo è passato da Pisa a Firenze, ed è in attesa – si apprende – di fissazione di udienza. Questioni di competenza. Sono in cinque i soggetti – tutti residenti in provincia di Firenze – a rispondere di diffamazione aggravata dopo le parole che pronunciarono davanti alle telecamere de Le Iene. E lei, Chiara Dalmazio, sanminiatese di San Romano, chiede giustizia: "Ancora non capisco perché tutto accadde – dice –. L’unica risposta che sono riuscita a darmi è che alla base di tutto ci sia stata la gelosia, l’invidia.... Una cosa è certa, e la voglio ribadire: non sono la persona che è stata dipinta in Tv e le cose che mi hanno attribuito non mi appartengono". "Ecco perché ho presentato querele – aggiunge – ed ecco perché siamo arrivati ad un processo". Tutto cominciò dopo un video che la riprendeva in ginocchio durante una manifestazione a Roma.

Nel protestare contro le restrizioni per il Coronavirus, Chiara Dalmazio fu ripresa mentre si lamentava dei ripetuti lockdown che avevano provocato, secondo lei, la chiusura definitiva del bar che gestiva a Cerreto Guidi. Ne vennero fuori manifestazioni di solidarietà da diverse parti d’Italia, finché non arrivò un servizio de Le Iene in cui parlavano suoi ex dipendenti. Secondo loro la signora Dalmazio non aveva chiuso per il Covid, ma per una serie di errori di cattiva gestione. Parlavano di debiti accumulati nel corso del tempo e di un trattamento non propriamente consono nei loro confronti. "Nulla di vero – ribatte –. Ma parole dettate da invidia"

La diretta interessata, nel respingere le accuse, decise di fare querele. Sette in totale: un soggetto è rimasto ignoto, e per un secondo non è stato disposto il processo.

Gli altri cinque dovranno comparire davanti al giudice di Firenze e non è escluso che scelgano di definire la loro posizione optando per un rito alternativo. "Voglio la verità venga finalmente a galla – sottolinea la Dalmazio – perché io, ripeto, sono un’altra cosa, non sono la persona che è stata descritta. E tutta questa vicenda mi ha portato solo danni, tanto dispiacere, e non pochi problemi". La Dalmazio, residente a San Romano nel Comune di San Miniato, è assistita dall’avvocato Andrea Poggianti di Empoli.

Carlo Baroni