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Come rifornirsi d’acqua: dagli antichi alla letteratura Il primo acquedotto risale al 312 avanti Cristo

Fu realizzato dai Romani che lo costruirono anche sottoterra come protezione da raggi solari e batteri.

Come rifornirsi d’acqua: dagli antichi alla letteratura Il primo acquedotto risale al 312 avanti Cristo

I popoli divenuti sedentari si stanziavano spesso accanto a fiumi, laghi o attingevano alle falde freatiche. Assiri, Greci, Egiziani e molti altri costruirono canali per rifornire le città. Nell’antico Messico imponenti canalizzazioni e pozzi gestivano l’approvvigionamento delle acque.

I Romani edificarono il primo acquedotto a Roma nel 312 a.C. e ne costruirono anche sottoterra per proteggere l’acqua dai raggi solari ed evitare la contaminazione di batteri e alghe.

Nel Medioevo si costruivano cisterne per il recupero delle acque piovane, per ridurre il rischio di siccità, anche in località come Siena e Santa Maria a Monte.

Cistercensi e Benedettini realizzarono opere idrauliche e canali, e crearono le "Congregazioni o confraternite delle acque", antesignane dei Consorzi di bonifica, soggetti preposti alla regimazione e al recupero delle acque.

Se la pioggia è scarsa? Potremmo oggi prendere spunto dagli antichi e imitare il pastore Eleazar Bouffier, protagonista di "L’uomo che piantava gli alberi" di J. Giono: piantando ogni giorno querce, faggi, betulle riuscì a riforestare un’arida vallata in Provenza e a far tornare la pioggia e l’acqua. Gli alberi, infatti, oltre a produrre ossigeno, rilasciano vapore acqueo.