Casati e le lotte del sindacato: "Senza di noi..."

Marcello Casati, ex segretario Uilm, ricorda il passato di Piaggio a Pontedera e l'importanza delle lotte sindacali per mantenere la fabbrica. Il legame tra città e Vespa attraverso guerre, alluvioni e battaglie sindacali.

Casati e le lotte del sindacato: "Senza di noi..."

Casati e le lotte del sindacato: "Senza di noi..."

"Oggi siamo tutti orgogliosi del frutto del lavoro di chi è in Piaggio, dobbiamo ricordarci però che la storia sarebbe potuta andare diversamente". A parlare così è Marcello Casati (nella foto), in Piaggio dal 1977 e segretario Uilm dal 1996 al 2004, ora segretario provinciale Uil Pensionati, voce storica del lavoro a Pontedera. Adesso, durante i giorni dei Vespa World Days, sembra scontato e ridondante parlare dell’orgoglio tutto pontederese di ospitare la fabbrica che ha dato i natali a un oggetto diventato simbolo dell’Italia nel mondo. C’è stato un momento però in cui le cose avrebbero potuto prendere un’altra piega e il corso della storia deviare per sempre. "Senza le nostre lotte – continua – Piaggio si sarebbe trasferita a Nusco all’inizio degli anni ‘90. Fu poi Colaninno ad avere l’intuizione di tornare a puntare sulla Vespa e se adesso siamo qui lo dobbiamo a lui. La venuta della Immsi Spa di Colaninno, diede speranza al futuro occupazionale del territorio e alle famiglie dei lavoratori. Quando dirigevo i metalmeccanici della Uil di Pisa, con il presidente del Gruppo Piaggio, ho avuto momenti di confronto importanti e anche scontri piuttosto animati ma il rispetto reciproco non è mai mancato. Il rispetto di una persona che pensavo fosse venuto a Pontedera per appropriarsi del marchio Piaggio e che invece, con il passare degli anni, ha dimostrato una capacità a gestire un’azienda e un settore non certo dei più facili. Faccio i miei auguri a Pontedera e alla Vespa". Un rapporto simbiotico tra fabbrica e città che nel corso di cento anni di storia ha visto alternarsi amori e grandi conflitti. In mezzo c’è la guerra, l’alluvione, gli scioperoni, gli operai passati da 13 mila e 3 mila e poi la battaglia sindacale e cittadina per mantenere a Pontedera la fabbrica.

S. E.