Bolletta da 2mila a 12mila euro, l’azienda di camicie: "Così è dura"

Lo choc di Fabio Bartoli: "In tre mesi abbiamo speso quanto tutto l’anno scorso, stentavo a crederci". Poi l’appello alla politica: "I tessuti sono aumentati del 40%, servono aiuti e provvedimenti drastici"

Fabio Bartoli, general manager di Poggianti, è preoccupato per il futuro dell’azienda

Fabio Bartoli, general manager di Poggianti, è preoccupato per il futuro dell’azienda

Peccioli (Pisa), 13 settembre 2022 - ​Cosa dà il prezzo a un prodotto artigianale? Certo ci sono i costi della materia, le ore di lavoro e poi le spese per la produzione. A queste si aggiungono calcoli più effimeri, ma non meno importanti, come lo stile, la creatività e il saper fare. Conti che da sempre si fanno in casa Poggianti, l’azienda di camicie di Peccioli che punta sul made in Tuscany. A queste cifre però, in piena estate, si è aggiunta una variabile impazzita: il costo della luce.

"In tre mesi abbiamo ricevuto una bolletta pari all’intero importo pagato lo scorso anno per la corrente – commenta Fabio Bartoli, general manager di Poggianti – dai 2mila euro bimestrali dello scorso anno siamo passati a una bolletta di 12mila euro ad agosto 2022. Siamo un’azienda energivora, è vero, ma siamo piccoli. Abbiamo dodici dipendenti, le nostre maestranze, il nostro fiore all’occhiello. Quando ho aperto la bolletta, prima delle vacanze estive, stentavo a crederci". Il caro bollette sta mettendo a dura prova privati e piccole e medie imprese costrette a fare i conti con un rialzo senza precedenti, una situazione che rischia di danneggiare anche più della pandemia. "Pensavamo di poter tirare un sospiro di sollievo – continua – i numeri dei primi 6 mesi del 2022 erano finalmente buoni dopo i due anni di Covid e di fatturato dimezzato. Ma ora il caro bollette rischia di vanificare i nostri sforzi. Abbiamo chiesto una dilazione del pagamento, ma la politica si deve far carico quanto prima di questa situazione, perché non possiamo permetterci, né noi, né l’intero sistema Italia, di mandare in fumo il tessuto produttivo fatto prevalentemente di piccole e medie imprese". Nei corridoi della Poggianti ci sono appese le camicie pronte per la vendita diretta, i campioni per studiare i modelli della prossima stagione e poi metri, cataloghi e riviste. "Tra le domande che ci poniamo in queste settimane – aggiunge – c’è quella del prezzo dei prodotti della prossima stagione. I tessuti sono aumentati tutti di circa il 40%, così come i bottoni. E noi che produciamo il prodotto finito, di quanto dovremmo aumentare i prezzi? Caricare questi aumenti sul costo delle nostre camicie vorrebbe dire essere fuori mercato. Non possiamo permettercelo, per noi i clienti sono il nostro vero valore patrimoniale. In più non dobbiamo dimenticarci che avremo davanti a noi clienti senza capacità di spesa".

Una situazione che si ripete in ogni settore produttivo, soprattutto se prevale l’aspetto artigianale dell’azienda, come in questo caso. "L’autunno sarà difficile – conclude – ed è un peccato perché stavamo registrando dei segnali molto positivi, come il ritorno di alcune importanti case di moda che hanno scelto la nostra azienda per la qualità del prodotto e per quella ricerca maniacale del ’fatto in Toscana’. Noi continuiamo a credere nel nostro lavoro, dall’altro lato però serve che chi ha il potere per farlo attui dei provvedimenti drastici".