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Archa: "Così la pelle può essere biodegradabile"

I laboratori pisani hanno messo a punto il primo disciplinare al mondo

SANTA CROCE

I laboratori Archa di Pisa hanno messo a punto il primo disciplinare al mondo per misurare la biodegradabilità di pelle e cuoio. Un sistema validato dal dipartimento di chimica dell’Università di Pisa e certificato da Certiquality. Prendendo a modello le procedure usate per verificare le prestazioni delle bioplastiche i ricercatori di Archa hanno pensato di fare altrettanto con pelli e cuoio. "Perché il trasferimento tecnologico e la capacità di spaziare da un settore all’altro – dice Fabrizia Turchi, vicepresidente di Archa - sono aspetti per noi fondamentali. L’obiettivo era fornire gli elementi tecnici e scientificamente inattaccabili per tenere in piedi il messaggio di sostenibilità che le concerie vogliono agganciare ai loro prodotti. Insieme all’Università di Pisa abbiamo stabilito che per essere accettabile una pelle deve risultare biodegradabile al 80% in acqua e al 90% in compost". Alla base deve esserci una pelle o un cuoio a basso contenuto di metalli: solo così si può dare inizio a un test che, nel caso del compost, richiederà sei mesi di test. Il compost ottenuto verrà usato per far crescere piantine che saranno a loro volta analizzate per verificare che non risultino tossiche. Al termine del test, attraverso la società Techa, il gruppo Archa rilascerà un marchio registrato di biodegradabilità alle concerie.