
di Michele Quirici
Il nome di Pontedera è balzato molte volte agli onori delle cronache nazionali e internazionali, ma se nella maggior parte dei casi si trattava di episodi a tinte variopinte, nel caso del massacro di Aigues-Mortes i colori che dominarono furono il rosso e il nero. La nostra città è stata un luogo dove ha sempre albergato il lavoro, ma nel corso dei secoli molti nostri concittadini sono stati costretti ad emigrare. La Francia e il Piemonte sono state due delle mete predilette dai pontederesi, ma non sempre queste sono state benigne e accoglienti. I nostri mattonai conoscevano bene questi viaggi della speranza e seppur con tanti sacrifici alcuni piccolissimi frutti venivano raccolti, ma le cose andarono diversamente nella zona delle saline di Aigues Mortes.
"Gli stagionali italiani impiegati nella raccolta del sale e successivamente della vendemmia erano circa 500 su un totale di circa 1200 lavorator", scrive Carlo Baroni. Tutto successe il 17 agosto 1893. Si sparse la voce (falsa) che durante una rissa gli italiani avessero ucciso 4 francesi e si mise in moto la vendetta. La folla inferocita "aizzata ad arte" per un’intera giornata prese di mira i nostri connazionali. Dieci operai vennero uccisi, un centinaio i feriti. Dell’episodio, che per troppo tempo è “stato dimenticato”, si è occupato nel 2015 Enzo Barnabà nel suo “Aigues-Mortes” il massacro degli italiani. Nel Gard, il dipartimento in cui si trova Aigues-Mortes, nell’anno dei tragici fatti risiedevano 3.080 italiani su un totale di 4.600 stranieri. Il clima non era mai stato facile e per "l’operaio francese, l’immigrazione straniera era una delle cause della miseria e della disoccupazione. L’immigrato gli appariva come un concorrente facente parte di quell’esercito di riserva usato dal datore di lavoro per mantenere i salari al livello più basso", annota Barnabà. Questo episodio di xenofobia insaguinerà i rapporti tra i due Paesi e la nostra provincia pagherà un tributo altissimo. Tra i morti, Amedeo Caponi di San Miniato e tra i numerosissimi feriti Armando Panattoni fu Giuseppe di Pontedera, Benedettini Giuseppe fu Antonio di Riglione, Pistelli Angelo fu Natale nato a Cascina, Puccetti Ermolao fu Giuseppe nato a Calci, Ferrini Mariano di Gabriele (nato a Terricciola e domiciliato a Marsiglia). Tra i pontederesi "danneggiati negli averi" troviamo: Giovanni Barghigiani fu Gaetano, Ezio Bertone di Lorenzo, Braccini Agostino fu Angelo (domiciliato a La Rotta), Guidi Ottorino di Edoardo, Palmiro Leggerini di N.N. (nato a Pisa e domiciliato a Pontedera), Leoncini Cristiano fu Carlo, Macelloni Giuseppe fu Francesco (domiciliato a La Rotta), Mazzinghi Gismondo di Antonio, Eugenio Palmi (nato a Livorno e domicialiato a Pontedera), Luigi Quirici di Leone e Vierucci Gaetano fu Biagio. Furono coinvolti tantissimi operai provenienti dalla provincia di Pisa e tra i più numerosi spiccarono i calcinaioli seguiti dai butesi, dai vicaresi, dai bientinesi, dai palaiesi e dai larigiani. Dopo questo episodio la nostra penisola fu travolta da un’ondata antifrancese.
Nel 2009 Giuliano Bozzoli dedicò all’emigrazione calcinaiola e a questi eventi il suo libro “Ritals, dalla provincia di Pisa alla Camargue in cerca di lavoro”. Nel 2018 a 125 anni dagli eventi il sindaco di San Miniato Vittorio Gabbanini si è recato ad Aigue-Mortes in occasione della giornata commemorativa organizzata per ricordare il massacro degli italiani. In quell’occasione è stata apposta sul municipio francese una lapide in memoria degli italiani e successivamente è stato stipulato un patto d’amicizia tra Aigues-Mortes e San Miniato.