Accerchiato da stranieri Prima subisce un incidente poi è costretto anche alla fuga

Il racconto di Carlo Ferrini che si è visto arrivare la bici contro la fiancata della macchina "I carabinieri mi hanno detto di fare il cid, ma giovani non hanno voluto e hanno chiamato rinforzi".

Accerchiato da stranieri  Prima subisce un incidente   poi è costretto anche alla fuga

Accerchiato da stranieri Prima subisce un incidente poi è costretto anche alla fuga

PONTEDERA

L’incidente e l’accerchiamento. Ore 14 di ieri al semaforo di via Vittorio Veneto, Pontedera. Protagonista, suo malgrado, della disavventura è Carlo Ferrini di Val di Cava. "Ero in macchina, fermo perché il semaforo era rosso – dice Ferrini – Appena è scattato il verde sono ripartito piano e, una volta arrivato a ridosso della strada che sale sul ponte Napoleonico, dallo stesso ponte sono arrivati due ragazzini in bicicletta che hanno urtato la fiancata destra della mia macchina e sono caduti per terra. Mi sono spaventato e ho pensato si fossero fatti male. Sono sceso immediatamente e ho chiesto loro come stessero, se avessero dolori o ferite. Mi hanno detto ’no, no, non ci siamo fatti niente, andiamo via’. E hanno cercato di ripartire con la stessa bicicletta".

"A quel punto ho pensato alla macchina e al danno alla fiancata – aggiunge ancora Carlo Ferrini – così ho detto ai due ragazzini, entrambi di colore e sui 13-14 anni, di chiamare il loro babbo. ’No, no, babbo non si chiama, andiamo via’. Allora ho telefonato al 112 per richiedere l’intervento delle forze dell’ordine. Mi hanno passato la centrale dei carabinieri da dove mi hanno risposto che non avevano macchine disponibili e di fare il cid. Ma come faccio a fare il cid se la bicicletta non ha una targa e i due ragazzini non viogliono?". Ma il peggio è arrivato poco dopo per Carlo Ferrini.

"E’ arrivata una signora di colore che ha iniziato a dire ’poveri bambini, poveri bambini’ mentre io cercavo di impedire che i due ripartissero con la bicicletta – racconta ancora Carlo Ferrini – La stessa signora ha fatto una telefonata e dopo cinque minuti sono arrivati altri tre o quattro stranieri che mi hanno accerchiato. Insomma, per farla breve, non sono riuscito a farmi dare i anagrafici dai due ragazzini e dei loro genitori e neppure le persone loro connazionali che sono accorse in via Veneto mi hanno aiutato. Solo altri automobilisti, che avevano assistito al fatto, hanno cercato di convincere i due ragazzi a dare le proprie generalità, non hanno però avuto fortuna. Mi hanno lasciato le loro dicendomi se ne avessi bisogno per ogni evenienza. Quando mi sono visto accerchiato sono salito in macchina e ripartito verso casa. Ho avuto la netta sensazione che questi ragazzi si sentano ’intoccabili’".