Fabiani, ambasciatore del lavoro. "Coraggio Pd, rifondiamoci. E sporchiamoci tutti le mani"

Il dem Valerio Fabiani, consigliere di Giani per le crisi, parla dell’esperienza dentro le aziende. "Domandiamoci se siamo dalla parte degli operai. E facciamoci carico dei problemi"

Valerio Fabiani

Valerio Fabiani

Firenze, 3 giugno 2023 - Valerio Fabiani, lei si occupa ogni giorno di crisi aziendali per la Regione Toscana. Che popolo di lavoratori si trova di fronte?

"Vedo sfiducia in una certa politica ma anche si accompagna spesso ad una domanda di più politica ma di una politica un po’ diversa. Capita anche a me di imbattermi in una certa diffidenza, che a parere mio nella maggior parte dei casi è purtroppo assolutamente motivata, ma al contempo le persone riconoscono il lavoro e l’impegno".

Insomma si sporca le mani in fabbrica. E che succede a fronte dell’impegno istituzionale?

"Non di rado quello stesso lavoratore che all’inizio mi guardava con uno sguardo dubbioso e un po’ sfiduciato, alla fine di una vertenza rivolge a me, a noi, alla Regione parole bellissime, probabilmente immeritate, ma che testimoniano il riconoscimento di un lavoro svolto, perfino quando una vertenza non finisce bene".

Almeno ci mette la faccia.

"Nel lavoro che faccio, si vince e si perde, ma siccome io sono convinto che chi non lotta abbia già perso in partenza, ecco, noi continuiamo a batterci, e nelle battaglie sento che fra di noi, con lavoratori, sindacalisti, amministratori locali, si creano legami inscindibili. É fiducia, e forse anche qualcosa di più".

Il Pd dovrebbe ripartire dalle questioni fondamentali della Sinistra quindi dal lavoro. Lo sta facendo nella maniera adeguata?

"Io credo che dei primi segnali di cambiamento dal nuovo gruppo dirigente che si è insediato con l’ultimo congresso ci siano stati. Il punto è, a parer mio, che serve il tempo, ovviamente, ma anche la convinzione per afferrare il toro per le corna affrontando la necessità, non più rinviabile, di riformare il Pd in profondità. A nulla servono scambi di accuse secondo il riproporsi di antiche dinamiche correntizie e nemmeno le solite formule retoriche vuote evocando un “cambiamento” a cui ormai abbiamo attribuito un significato quasi taumaturgico. Certo che bisogna cambiare, ma dobbiamo anche avere il coraggio di dire come cambiare. Io penso che occorra slancio ideale però anche concretezza e quindi il c oraggio di mettere in campo un progetto più ambizioso: fondare un nuovo Pd.

Gli operai da che parte stanno? Ormai non votano più solo Pd da tempo.

"Gli operai, come tutti, stanno con chi vogliono. Il punto, a mio avviso, è domandarsi piuttosto se noi siamo stati e stiamo dalla parte loro".

Prima di pensare al campo largo delle alleanze non sarebbe meglio pensare ai voti persi? "Non ho mai creduto che vi fosse una dicotomia fra le due cose, occuparsi del Pd e occuparsi dei suoi alleati. Sono due impegni che credo debbano andare avanti di pari passo. In fondo, la vocazione unitaria e inclusiva è uno dei tratti identitari del Pd che, se non l’avesse avuta, semplicemente non sarebbe mai nato, essendo appunto nato dall’incontro fra culture e perfino partiti diversi".

Tornare nelle piazze e davanti ai cancelli delle fabbriche. Sarebbe utile e necessario. Perchè il Pd non lo fa?

"Vede, a proposito di formule retoriche vuote, tutti dicono di voler mettere al centro il lavoro, benissimo, ma cosa significa concretamente?".

Quindi?

"Dico la mia, ok il salario minimo, ok il contrasto alla precarietà ma penso che dovremmo anche mettere in campo una nuova generazione di politiche industriali, altrimenti anche le battaglie (sacrosante!) per un reddito dignitoso e per un lavoro stabile rischiano di essere più deboli. Sogno un partito del lavoro e dell’industria che ridisegni un ruolo forte del pubblico nella difesa e nell’innovazione del nostro tessuto produttivo e in grado di contrastare le dinamiche meramente speculative di questa economia dominata dalla finanza. Io ho delle idee su questo e sicuramente altri, dentro il Pd ma anche fuori, ne hanno altre, migliori delle mie, chiedo: possiamo iniziare a discuterne? Insomma nei luoghi del lavoro è utile starci ma occorre starci anche con una postura adeguata, e non solo quando si accendono i riflettori dei media. Bisogna starci facendosi carico dei problemi anche quando sono complessi".

Non sempre accade così.

"Alle volte, in nome di una qualche presunta logica comunicativa, si ha invece la sensazione che la tendenza di taluni politici sia più quella di schivare i problemi complessi piuttosto che affrontarli".

Fossi annuncia una segreteria toscana ampia e rappresentativa di tutti. Quanto è necessario un vero dibattito dentro il Pd toscano?

"É indispensabile, proprio per le cose che le dicevo. Dovremmo dargli tutti una mano facendo in modo che sia una discussione vera e aperta a tutti, senza preconcetti".

Se le dico Firenze, Prato e Livorno che dice? Vincete o avete timore di perdere?

"Credo che ci siano tutti i presupposti per vincere, innanzitutto perché in queste città esprimiamo una buona capacità di governo, tuttavia abbiamo imparato, purtroppo a nostre spese, che non possiamo dare nulla per scontato e che anche il buon governo da solo può non essere sufficiente, per questo penso che sia necessario mettersi tutti subito a lavoro, aprendo una stagione di confronto che coinvolga i nostri amministratori locali e regionali, dirigenti e militanti del Pd ma anche, lo ripeto, energie nuove. Non sa quante persone che avrebbero molto da dire al Pd incrocio ogni giorno nelle aziende che seguo, fra lavoratori, rappresentanti sindacali o nel management delle imprese. Di loro e di molti altri avremmo un gran bisogno, anche per scongiurare il rischio di somigliare sempre più ad un’associazione di categoria di amministratori ed eletti anziché un partito politico con radici nella società".