LUIGI CAROPPO
Politica

Cinque donne in lizza. Sintesi su un nome o primarie al femminile: Pd avvitato sul totonomi

Il segretario Fossi richiama tutti: "Basta, prima le idee e programmi". Voto per Scaramelli e airbnb, le ritorsioni quotidiane tra Italia Viva e il Pd

Da sinistra Monia Monni, Sara Funaro, Simona Bonafè, Rosa Maria Di Giorgi e Cecilia Del Re

Firenze, 15 settembre 2023 - Cinque donne per un posto diretto? O cinque donne per le primarie? Un dato è certo: mai come adesso il Partito democratico a Firenze ha tante donne in lizza per trovare la candidata ideale e sognare la poltrona più alta di Palazzo Vecchio. E’ già un successo pensando a quante rivendicazioni anche in Toscana le donne dem hanno fatto per avere un posto, meritato, al sole nella politica a trazione maschilista. Ma oltre a questo risultato per il momento non si va. Perché il Pd toscano è incartato su nomi, autocandidature, padrini. Insomma avvitato su se stesso anche nella nuova fase Schlein.

Tante indicazioni al femminile e poche speranze che il totonomi si fermi per far spazio a confronto e condivisione. Ma ci vuole provare con forza il nuovo segretario dem toscano Emiliano Fossi. "Ora basta con i nomi buttati lì, basta con accelerazioni azzardate, il vertice del partito sta facendo un percorso: sia seguito da tutti a partire da chi ha responsabilità istituzionale e politica" ha fatto sapere ai suoi. Spengiamo i riflettori sulle individualità, accendiamo il confronto collettivo: il mantra fossiano verso le elezioni amministrative del prossimo anno (Firenze, Prato, Livorno, Empoli, insomma il cuore ancora dem in una Toscana che guarda a destra).

Primo: programma ben chiaro su temi base (lavoro, sanità, famiglie) e su realtà del territorio. Secondo alleanze che possono variare da comune a comune. "Non ho pregiudiziali, non ho veti, non ho muri" ripete Fossi perché lui (quello del cartello "Basta perdere") vuol portare a casa il risultato. Uno e basta: "Vincere, con chi ci sta, contro la destra". Occhiolino strizzato ai 5Stelle e intesa con la sinistra più radicale, ma dialogo praticabile anche al centro con Azione e Matteo Renzi ("Nessun tabù, confrontiamoci sui temi"). Terzo punto: il nome del candidato. "Meglio se il partito fa sintesi" ripete e "si condivide con gli alleati".

E se la sintesi implode nei veti? Le primarie non sono demonizzate e possono essere messe in campo. Del resto piacciono molto a Cecilia Del Re, ex assessora della giunta Nardella, e a Rosa Maria Di Giorgi, ex parlamentare, ora presidente del Conservatorio Cherubini. Poi c’è Sara Funaro, assessora vicinissima al sindaco Nardella ("Il mio è un sogno, non un’ossessione, pensiamo al destino di Firenze, non a quelli personali"). Monia Monni, assessora regionale, invece è stata lanciata dal governatore Giani che poi ha fatto una retromarcia pilotata resosi conto di essere andato oltre, per l’attuale fase dem. E poi c’è Simona Bonafè, ex segretaria Pd toscana, vicepresidente del gruppo Pd alla Camera, che osserva e potrebbe essere della partita.

Cinque donne in lizza per Palazzo Vecchio, un’altra (Ilaria Bugetti, consigliera regionale) potrebbe essere il nome per il dopo Biffoni a Prato. E un’altra ancora potrebbe rompere gli schemi proprio a Firenze: Stefania Saccardi, vicepresidente della Toscana, simbolo di Italia Viva, campionessa di preferenze. Se Matteo Renzi non trovasse intesa con il Pd sarebbe proprio lei a correre in solitaria al centro con l’apppoggio di due liste civiche, una di qua e una di là. Tra Italia Viva e il Pd le scaramucce, i dispettucci, le ritorsioni sono all’ordine del giorno: non c’è intesa in consiglio comunale a Firenze (caso airbnb) come in quello regionale (l’altro giorno Stefano Scaramelli, Italia Viva, eletto vicepresidente non ha avuto cinque voti dem e ne ha cercati e trovati due nel centrodestra per arrivare a 20). Avvisaglie di temporali autunnali?