Fratelli d'Italia in campo: scalata centrodestra. "Lega, possiamo evitare le primarie"

In cinque anni quadruplicati i voti in Toscana e ora la leadership. "Abbiamo politici autorevoli per le prossime sfide amministrative"

Salvini e Meloni

Salvini e Meloni

Firenze, 8 novembre 2021 - I fratelli terribili del centrodestra viaggiano col vento a favore. Paiono uniti e vincenti. FdI ha ottenuto nel 2020 alle ultime elezioni regionali toscane il miglior risultato della storia: il 13,5 per cento, sfiorando i 220mila voti. Cinque anni prima il 3,8 con 51mila voti. Una crescita esponenziale che si è riversata sul territorio. Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia, secondo i Fratelli toscani, è il simbolo del buon governo. Ora sarà chiamato al bis. Intanto FdI è diventato il primo partito del centrodestra a Grosseto sostenendo con convinzione la rielezione del sindaco Vivarelli Colonna. 

Tutto a posto quindi o nella scalata al centrodestra toscano potrebbe esserci qualche inciampo? FdI di fatto allarga i gomiti e chiede spazio nella coalizione. La Lega è in chiara difficoltà ad armonizzare tutti i suoni: addio alla sinfonia sovranista di qualche anno fa. Molti solisti se ne vanno. I casi di Prato e di Firenze, come annunciato nella prima puntata della nostra inchiesta, sono evidenti. Il partito si ricompatta intorno al leader Salvini che in Toscana ha come referenti principali il commissario Mario Lolini e l’eurodeputata Susanna Ceccardi. E Fratelli d’Italia cerca di approfittare delle difficoltà leghiste. 

Come? La proposta del Carroccio annunciata a La Nazione da Lolini di aprire all’ipotesi primarie e rilanciata dal leader Salvini per tutta Italia, non va giù a FdI. «Bene che sia scelto il candidato più autorevole per le prossime amministrative al di là dell’appartenenza, FdI ha nomi adeguati», si dice dal quartier generale toscano del partito di Giorgia Meloni. «Primarie nel centrodestra? Ma se non le fa più nemmeno il Pd....». Specifica il coordinatore toscano di FdI Fabrizio Rossi: «Noi siamo un partito che in passato ha chiesto le primarie in tante occasioni. Non le trovo sbagliate se fatte seriamente. Ma se non sono mai state fatte un motivo ci sarà e non dipende certo da noi». E ancora: «La nostra classe dirigente è all’altezza del compito di governare i territori. Pistoia e Piombino sono solo due dei tanti esempi». Insomma FdI vuol avere voce in capitolo quando tra poco si inizierà a parlare di campagna elettorale del 2022. Parole d’ordine: coerenza e battagIie in nome dei cittadini. In consiglio regionale sono sbarcati cinque nuovi consiglieri regionali. Una truppa agguerrita che sta mettendo i bastoni tra le ruote alla giunta Giani. Francesco Torselli, capogruppo con Alessandro Capecchi, Vittorio Fantozzi, Diego Petrucci e Gabriele Veneri.

«Il centrodestra è una coalizione - dice Torselli- e le coalizioni vivono di dialettica. In consiglio regionale abbiamo votato qualche volta in maniera diversa, è vero. Se la pensassimo allo stesso modo staremmo in un unico partito».  Insomma Torselli la liquida come sana competizione, ma la tensione agonistica regna anche nel centrodestra con FdI che vuol scalare la leadership. E all’interno del partito tutto liscio? O i fratelli terribili sono anche in qualche caso fratelli coltelli? Le radici e le appartenenze contano e dividono. C’è la componente storica di FdI che viene da An e dalle battaglie sul territorio con i gruppi giovanili impersonificata dal più rappresentativo esponente della destra toscana di FdI, Giovanni Donzelli, ex consigliere regionale, deputato e braccio destro della leader Meloni. Di questa componente è erede in Toscana Francesco Torselli. E poi c’è la componente più moderata, che viene da altrove e che ha portato avanti negli anni battaglie anche solitarie e un tesoretto di voti: il suo alfiere è Paolo Marcheschi, ex Forza Italia, già consigliere regionale ora dirigente nazionale di FdI. Torselli e Marcheschi si sono sfidati alle ultime elezioni regionali nel collegio fiorentino. Ha vinto Torselli, Marcheschi ha avuto un incarico a Roma appunto. Meglio che l’uno non senta parlare dell’altro. Colpa della sete di potere anche tra fratelli?  

(2 - continua)