REDAZIONE PISTOIA

Vivai Bruschi, offerta di oltre cinque milioni

E’ stata presentata in questi giorni per i rami d’azienda di Pistoia e Migliarino. Ma c’è tempo fino al 13 gennaio per altri acquirenti

C’è tempo fino al 13 gennaio per presentare nuove offerte per acquisire i beni dell’azienda, dichiarata fallita nel 2018, "Sandro Bruschi vivai". Ad oggi un potenziale acquirente esiste: c’è un’offerta di 5,6 milioni di euro per acquisire i rami di Pistoia e Migliarino. Una boccata d’ossigeno per la curatela e una speranza per le decine di creditori che stanno ancora aspettando di essere risarciti. Nel corso degli ultimi due anni sono state bandite due aste, andate deserte, che partivano da un valore di 10 milioni di euro per poi scendere a circa 7. Ora è in arrivo la terza con un’offerta già pervenuta per entrambi i lotti (Pistoia e Migliarino) di quasi 6 milioni di euro, ma c’è tempo ancora un mese e non è escluso che altri imprenditori possano farsi avanti presentando offerte al rialzo. L’appuntamento fissato è per le 12 del 13 gennaio nello studio dei commercialisti che si occupano della vicenda: Nino Maffa e Olimpia Banci. Il giudice responsabile è invece Sergio Garofalo. Intanto a sei anni dall’inizio della procedura per fallimento dell’impresa vivaistica Sandro Bruschi, il prossimo 20 dicembre (dopo il rinvio dello scorso 4 ottobre) davanti al giudice Patrizia Martucci, si discuterà la richiesta di rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta nei confronti dell’imprenditore Sandro Bruschi, difeso dall’avvocato Alberto Rocca di Prato; dell’imprenditore pistoiese Fabrizio Tesi, difeso dagli avvocati Andrea Niccolai e Andrea Mitresi del foro di Pistoia; di Lorenzo Marchionni, difeso dall’avvocato Lorenzo Zilletti del foro di Firenze e di Marco Cappellini, difeso dall’avvocato Valerio Spigarelli del foro d Roma. Marchionni e Cappellini sono i consiglieri, professionisti, che hanno curato le trattative precontrattuali e la redazione dei contratti per conto di Fabrizio Tesi. Tutti e quattro gli imputati potrebbero essere chiamati a rispondere in giudizio, in concorso, di una serie di azioni con cui avrebbero occultato, o "dissipato" i beni dell’azienda fallita, tramite operazioni con cui, secondo l’accusa, l’impresa veniva spogliata completamente sia dei beni aziendali che delle rimanenze senza che vi fosse vantaggio economico per l’azienda stessa e realizzando, sempre secondo l’accusa, "un grave pregiudizio per gli interessi dei creditori privati e pubblici".

Tra queste azioni, elencate nel capo di imputazione con cui il pubblico ministero Linda Gambassi chiede il giudizio, vi sono contratti d’affitto di azienda con canoni sottostimati. Il solo Sandro Bruschi avrebbe quindi, sempre secondo l’accusa, distratto circa 400mila euro tramite assegni circolari non ancora posti all’incasso e bonifico. Avrebbe quindi pagato alcuni creditori a discapito di altri attingendo al proprio conto per circa 120mila euro. Le parti offese (che si potranno costituire parti civili), sono i Vivai Cooperativi Società Agricola Cooperativa; Vivai Piante Chiti Vittorio; Chiti Piante; Perucci Agricoltura di Agliana; Chiavacci Firenze &Figlio; Agenzia delle entrate, nella persone del suo direttore protempore. A fronte di queste accuse, come la Tesi Group ha sempre sostenuto in precedenza in questa vicenda, il suo intervento per rilevare l’affitto di due aziende della Bruschi e riacquistare il soprassuolo è noto e pubblico e sostenuto dalle associazioni di categoria. C’erano 40 posti di lavoro che sono stati tutti mantenuti. Tesi ha sempre sostenuto di aver pagato un prezzo congruo che ha consentito alla curatela del fallimento di riscuotere quasi 3 milioni.

Michela Monti