Ucciso sulla porta di casa Chiesti 20 anni per il killer 10 per il complice-autista

Sotto accusa Stefano Marrucci, originario di Agliana, insieme a Andrea Costa Gianni Avvisato fu freddato e morì dissanguato: il proiettile gli recise l’aorta.

Ucciso sulla porta di casa  Chiesti 20 anni per il killer  10 per il complice-autista

Ucciso sulla porta di casa Chiesti 20 anni per il killer 10 per il complice-autista

Una condanna a venti anni per omicidio volontario. E’ quella che la Procura di Prato ha chiesto per Stefano Marrucci, pregiudicato fiorentino di 57 anni, originario di Agliana, difeso dall’avvocato Luca Cianferoni, accusato di aver sparato a bruciapelo e ucciso Gianni Avvisato, culturista di 38 anni, sulla porta di casa sua in via Boccaccio a Comeana, nel novembre del 2021. Per il presunto complice, Andrea Costa, manovale fiorentino di 36 anni difeso dagli avvocati Mattia Alfano e Massimo Nistri, il pm ha invece chiesto dieci anni per concorso in omicidio e per aver agevolato la fuga di Marrucci da Comeana. Due richieste di condanna pesanti considerando lo sconto di un terzo della pena previsto per il rito abbreviato. La sentenza è attesa per la prossima settimana. Secondo quanto ricostruito dalle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo, Marrucci, che fra l’altro nel novembre del 2021 era agli arresti domiciliari, si sarebbe recato a Comeana per "dare una lezione" ad Avvisato in seguito a vecchie ruggini. I vicini di casa hanno raccontato di aver sentito le urla e di aver visto i tre che avevano prima un violento diverbio e poi una colluttazione.

Dopo poco fu udito il rumore dello sparo. Marrucci e Costa furono visti scappare e salire su un’auto rossa, quella del Costa. Avvisato rimase a terra in una pozza di sangue. Fu soccorso da alcuni vicini: Avvisato morì dissanguato in quanto il colpo sparato dalla pistola di Marrucci colpì una arteria. Avvisato non riuscì neppure a dire chi fosse stato a sparargli. Partirono subito le indagini dei carabinieri grazie alle fondamentali testimonianze rese dai vicini di casa di Avvisato che avevano notato i due uomini salire a bordo di un’auto di cui fu presa una parte della targa. Un altro aiuto decisivo è arrivato poi dalle telecamere posizionate a sorveglianza delle uscite di Carmignano. I carabinieri riuscirono a individuare l’auto e a risalire al proprietario, Costa appunto.

Il manovale fu rintracciato nella sua abitazione a Firenze e arrestato. Fu lui a fare il nome di Marrucci che, invece, rimase latitante per una decina di giorni. Fu arrestato dai carabinieri in un affittacamere a Firenze con un blitz degno di un film di azione. Quando fu sorpreso nel sonno, aveva la pistola sul comodino. Sempre secondo le indagini, il movente dell’omicidio sarebbe da ricercare in vecchie ruggini fra Marrucci e Avvisato. Scambi di offese sui social network che avrebbero mandato su tutte le furie Marrucci, deciso a recarsi a casa di Avvisato per "mettergli paura".

Marrucci non ha mai collaborato con gli investigatori ma durante la scorsa udienza ha spiegato di non essere andato a Carmignano con l’intenzione di sparare ad Avvisato. Il colpo sarebbe partito per errore con la pistola che Marrucci ha dichiarato di "portare sempre con sé per difesa personale". Costa, invece, si è difeso sostenendo di non aver saputo che Marrucci avesse con sé la pistola e di non essere stato coinvolto nell’omicidio. Dall’esame dello stub è risultato infatti che non è stato lui a sparare. Stessa versione che è stata fornita da Marrucci che ha scagionato completamente Costa dall’omicidio ma non dal fatto che lo abbia aiutato nella fuga. Per lui, l’avvocato Alfano ha chiesto l’assoluzione.

Laura Natoli