I firmatari dell’esposto fanno presente di aver subito non una ma due alluvioni, la prima il due novembre per la rottura dell’argine dell’Agna e la seconda due giorni dopo, sabato quattro, quando già avevano iniziato a ripulire case e pertinenze, "per l’incapacità – si legge nell’esposto – di chiudere la falla nell’argine da chi di dovere". Così l’evento si è ripetuto nuovamente "con un aggravio degli effetti in tutta la zona". I firmatari volutamente non trattano nell’esposto il problema degli ingenti danni subiti dalle famiglie in particolare di via Tobagi e via Mattei con la distruzione di automobili, giardini, mobili e abitazioni. In via Mattei, una delle zone più colpite, abitano cinque famiglie che il due novembre sono state investite da un’ondata di fango che è arrivata ad un’altezza di un metro e trenta nelle loro case. La sera dell’alluvione si sono rifugiati ai primi piani e hanno visto crescere l’acqua e il fango sulle scale, scalino dopo scalino, mentre i soccorsi non riuscivano a raggiungerli neanche coi mezzi anfibi dei vigili del fuoco. Per fortuna non ci sono state vittime e danni gravi alle persone.
Nella sera dell’alluvione la famiglia di Andrea Gheri ha anche salvato un extracomunitario afgano che passava in bicicletta al momento della piena, era caduto e ferito e si era rifugiato sulla scala esterna di casa loro. Gli hanno dato ricovero e gli hanno fornito cibo abiti asciutti e puliti. Per ritornare a vivere nelle loro case, per renderle agibili, per munirsi nuovamente di qualche veicolo, i residenti hanno dovuto sostenere spese ingenti e ogni famiglia ha dovuto contrarre mutui di alcune decine di migliaia di euro. Non si sono rassegnati, si sono rimboccati le maniche, hanno lavorato per ripulire giardini e pertinenze, hanno recuperato le poche piante recuperabili e hanno ricomprato i mobili e gli elettrodomestici. Tutto questo con le loro sole forze, senza alcun aiuto da nessuno. Hanno perfino lavorato per togliere dai campi circostanti almeno una parte dei materiali industriali arrivati con l’alluvione.
Giacomo Bini