"Il saturimetro in casa può salvare una vita"

Beppino Montalti, pneumologo e presidente dell’Ordine dei medici di Pistoia: " Ai pazienti positivi chiediamo di misurare l’ossigeno nel sangue 3 volte al giorno"

Il saturimetro misura l'ossigenazione del sangue

Il saturimetro misura l'ossigenazione del sangue

Pistoia, 18 novembre 2020 - «Chiunque abbia problemi respiratori cronici e chiunque risulti positivo al Covid dovrebbe tenere un saturimetro in casa, sono strumenti salva vita in certe situazioni". Ne è convinto Beppino Montalti, presidente dell’Ordine dei medici di Pistoia ma soprattutto pneumologo e quindi esperto di malattie polmonari. In questo momento lo strumento di rilevazione dell’ossigeno nel sangue è essenziale soprattutto per monitorare i pazienti positivi al Coronavirus che si trovano a domicilio in isolamento. «Io ne ho distribuiti almeno otto tra i miei pazienti – dice Montalti – Altri lo hanno acquistato, altri ancora ce l’hanno da tempo perché soffrono di patologie croniche. Ai pazienti positivi chiediamo di misurare la saturazione almeno 3 volte al giorno, segnarsi i valori e poi la sera ci sentiamo al telefono".  

Ma perché è così importante sapere quanto ossigeno abbiamo nel sangue? Il primo campanello d’allarme per la presenza di un’ eventuale polmonite arriva proprio da questo importantissimo valore. "Il valore ottimale dell’ossigeno è da 97 a 100– spiega il dottor Montalti – Quando ci troviamo con valori al di sotto dei 94, sappiamo che qualcosa è cambiato nella respirazione e quindi scatta il campanello d’allarme. In quel caso per confermare la situazione chiediamo ai pazienti anche di farsi una rampa di scale o una camminata in casa, per verificare se si trovano sotto sforzo e avvertono affanno".  

A quel punto l’unica soluzione è andare all’ospedale? "Non è detto, ogni paziente con la sua storia clinica personale può essere trattato in maniera diversa. Scatta sicuramente un momento di osservazione e nel caso viene prescritta una Tac per verificare lo stato dei polmoni".  

Intanto i medici di famiglia hanno a disposizione determinate terapie per intervenire subito su pazienti positivi al Coronavirus che presentino i primi sintomi. "Non possiamo prescrivere un farmaco antivirale che è solo di prescrizione ospedaliera ma possiamo iniziare una terapia con l’eparina e il cortisone. Ci andiamo ad aggiungere l’antibiotico in caso di complicazioni infettive. Va detto, però, che anche questi sono farmaci che hanno importanti effetti collaterali e che non possono essere dati a domicilio a quei pazienti con determinate patologie pregresse che potrebbero avere conseguenze anche letali. L’eparina diluisce il sangue per evitare la formazione di trombi polmonari ma se la prescrivo a chi soffre di sanguinamento facile, il paziente potrebbe andare incontro ad emorragie. Vale la stessa cosa per il cortisone, darlo a pazienti diabetici è nocivo. Insomma, determinate categorie di persone devono essere necessariamente controllate a livello ospedaliero. Va detto inoltre, nel caso del cortisone, che è stato evidenziato che iniziare la terapia precocemente potrebbe portare a problemi importanti nel caso la persona abbia bisogno nei giorni successivi della terapia intensiva. Quindi i vari quadri clinici e le relative terapie vanno valutati attentamente".