Addio a un’altra attività storica

Il parrucchiere Roberto Nerucci va in pensione dopo sessant’anni di lavoro

Roberto Nerucci nel suo storico negozio di via Curtatone e Montanara

Roberto Nerucci nel suo storico negozio di via Curtatone e Montanara

Pistoia, 11 luglio 2019 - «È giunto il momento di lasciare con dispiacere la mia attività. Anche se per il momento non me ne sono reso del tutto conto sono sicuro che, una volta arrivato il momento di lasciare le chiavi del negozio, il trantran quotidiano mi mancherà moltissimo». A parlare con un filo di nostalgia è Roberto Nerucci, parrucchiere da sessant’anni, pronto a riperccorre alcune tappe della sua intensa ed emozionante carriera prima del grande giorno. Il primo agosto, infatti, il professionista lascerà il ‘salotto’ da cui ha visto la città intera cambiare sotto i suoi occhi per dedicare molto più tempo alla sua famiglia, mogli e nipoti soprattutto. A pochi mesi dalla chiusura, la storia.

«Iniziai a fare questo mestiere a quattordici anni, correva l’anno 1959 – spiega, Roberto –. Non volevo frequentare la scuola sicché mio padre mi disse di andare a lavorare e dato che molti miei amici facevano questo lavoro decisi di provare. Da quel momento non ho più smesso. Mi sono appassionato». Poi, dopo diverse esperienze lavorative in qualità di giovane apprendista e qualche anno da militare, nel dicembre del ’77 ha aperto la sua attività personale a due passi da piazza Duomo. Per la precisione, in via Curtatone e Montanara. «Essendo in centro ho servito professionisti, avvocati e personaggi famosi – continua –. Insomma, una bella e gentile clientala che vorrei ringraziare per aver saputo apprezzare e stimare la mia professione». Parlando di aneddoti, dopo aver ‘frugato’ tra mille ricordi, spicca l’incontro con il ciclista Gino Bartali. «Un giorno, mentre guardavo da lontano il titolare di ‘Arcobaleno abbigliamento’, notai che stava parlando con un uomo che assomigliava al campione Bartali. Dopo che Sergio Maggini me lo presentò gli feci i capelli e appesi in negozio il poster che mi autografò».

Giulia Tonelli