Roberto Fratoni si racconta 40 anni di volontariato e solidarietà: "E’ stato un lunghissimo viaggio"

"La Misericordia è stata come una famiglia, ci tengo a ringraziare tutti i collaboratori, nessuno escluso"

Roberto Fratoni si racconta  40 anni di volontariato e solidarietà: "E’ stato un lunghissimo viaggio"

"La Misericordia è stata come una famiglia, ci tengo a ringraziare tutti i collaboratori, nessuno escluso"

PISTOIA

Roberto Fratoni è un uomo concreto, entusiasta della vita e ancor di più della possibilità di viverne i mutamenti attraverso quell’osservatorio privilegiato che è il mondo del volontariato. Giunto all’età della pensione, ha ripercorso con noi le tappe principali del suo lavoro come segretario generale della Misericordia di Pistoia.

"Ho iniziato a fare il volontario alla Misericordia di Casalguidi, dove sono nato e vivo, quando avevo 16 anni, e non ho mai smesso nello spirito di esserlo. Nel 1981 sono diventato impiegato, ma il percorso professionale non si è mai disgiunto dall’essenza di solidarismo che il volontariato esprime. In oltre 40 anni ho vissuto tutte le trasformazioni della Misericordia; l’ho vista crescere: quando arrivai, esisteva la sola sezione di Pieve a Nievole, mentre oggi ne contiamo 15, dopo averne staccate 5. La nostra scelta è di fondare le sezioni, consolidarle e renderle autonome, per garantire più attenzione alla persona secondo le esigenze locali, ma anche per alleggerire gli adempimenti fiscali".

Adempimenti fiscali… suona un po’ come "amarcord"?

"Sì, infatti. Le nuove regolamentazioni fiscali sulle OdV, soprattutto se di grandi dimensioni, sono molto stringenti e spesso penalizzanti, anche se nel nostro caso sono esercitate da secoli. Sempre più organizzazioni devono scegliere strade parallele estraendo dalla loro organizzazione storica certi tipi di servizi. Quando arrivai nel 1981, la Misericordia era poco più di una bottega in via del Can Bianco. Lì c’era tutto; l’attività, allora, era molto contenuta, seppure in crescita. Nel 1987 attraversammo la strada, allargandoci dal civico 35 al 42, incontrando presto le proteste dei residenti, rimasti senza possibilità di parcheggio. Il servizio ambulanze fu spostato a Sant’Agostino, una zona ottima per le attività commerciali ma molto meno per la vita del volontario, mentre nella sede attuale della Vergine possiamo dare loro attenzione, accoglienza e molti servizi. Da oltre 30 anni li seguiamo nei loro bisogni; è un modo per farli sentire partecipi di una grande famiglia".

Da cosa deriva il successo dell’associazione?

"Semplice e complicato allo stesso tempo. La Misericordia nasce per compiere opere di misericordia, è ovvio. Meno scontato è riuscire a individuare e dare risposta alle necessità delle persone. Giusto un esempio: in partecipazione con partner del territorio come la Fondazione Caript, abbiamo realizzato un social housing con 52 appartamenti, una nuova forma di abitare della quale siamo stati precursori in città, con la soddisfazione di sapere che chi li abita ne ha una percezione di sicurezza unica. È con interventi così che si attualizza in concreto il concetto di opera di misericordia, come, purtroppo, sempre più attivi all’Emporio della Solidarietà in collaborazione con Caritas, e il sostegno al microcredito, di nuovo con le fondazioni Un raggio di Luce e Caript. Anche le onoranze funebri si sono attualizzate, aprendo strutture del commiato in varie sedi di Misericordie vicine alle abitazioni, che spesso non sarebbero idonee a ospitare per l’ultimo saluto".

Ne parla con grande senso di orgoglio.

"E così è. Intanto perché con le persone che chiedono aiuto si creano rapporti che generano fiducia. Non da meno, ho avuto il privilegio di avere grandi figure di riferimento come Aligi Bruni, il Presidente che per tutti noi è stato un padre, una persona fantastica, lungimirante, giovane per l’età che aveva. Lo ha succeduto Sergio Fedi, altrettanto valido, che gli ha dato continuità. Credo che il segreto del successo della Misericordia sia stata la perfetta sintonia fra le strategie di indirizzo date dal Consiglio e la loro messa in opera da parte dell’intero staff, con grande rispetto dei rispettivi ruoli e chiarezza di azione. Io ho fatto la mia parte, confortato da collaboratori stupendi, in primis Riccardo Fantacci e Massimo Vannucci, ma nessuno escluso, con i quali ho condiviso 43 anni di cammino. Adesso mi sento di augurare buon lavoro al mio successore Simone Toccafondi, dedicando tutto il mio impegno al poliambulatorio".

Alessandra Chirimischi