"Ripenso spesso al crollo delle Torri gemelle"

La toccante testimonianza dell’avvocato Luca Magni: registrò un videomessaggio dal World Trade Center pochi giorni prima

La notizia gli piovve addosso lasciandolo come inebetito, sopraffatto dall’enormità di un evento che nessuno avrebbe mai pensato possibile: "Mi trovavo in studio, come un qualunque giorno di lavoro. Prima qualche notizia spot frammentaria, poi accendo la tv: ‘La Torre Nord del World Trade Center di New York è stata colpita da un aereo’. Non riuscivo a fare o dire nulla. Ho seguito minuto dopo minuto l’evolversi dei fatti, non mi levavo dalla testa i volti delle tante persone incontrate all’ultimo piano del Wtc, improvvisamente nitidi, cinque giorni prima. Mi chiedevo: saranno riusciti a mettersi in salvo? Erano di turno al momento dello schianto?".

Il ricordo, nonostante i vent’anni trascorsi, non lo sbiadisce il tempo, come rammenta Luca Magni, campione di scherma, avvocato e scrittore, che sulle torri del World Trade Center c’era salito cinque giorni prima quel maledetto 11 settembre.

"Sentirsi miracolati è ovviamente esagerato, ma pensare a quel che sarebbe potuto accadere se avessimo cambiato i nostri programmi è una cosa che ci è accaduta spesso, a me e a mia moglie Francesca".

Una passione innata per le costruzioni e i palazzi, in questo viaggio americano e in particolare a New York, Magni non aveva pensato neppure per un attimo di saltare la tappa ai due giganti di cemento: il World Trade Center era una delle soste d’obbligo in quel viaggio così atteso. "Avremmo dovuto essere negli States nel 1998, poi vicende personali ci obbligarono a rimandare. Nel 2001 ci fu la possibilità di mettersi finalmente in viaggio e così facemmo. Il 4 settembre – ricorda lui, senza dimenticare né una data né un orario – eravamo in volo da Los Angeles a New York. Un martedì, una settimana prima quel giorno terribile… Salimmo sulle Torri il 6 settembre, arrivammo fino in vetta e una telecamera ci permise di registrare un videomessaggio da poter inviare a parenti e amici. Lo facemmo. Ad alcuni inviammo la mail più tardi, il 10 settembre. Per chi l’aprì l’11 settembre stesso fu un colpo: pensavano che ci trovassimo lì sopra il giorno dell’attentato. Ho ricevuto diverse telefonate quel giorno per capire come stessimo".

I crolli vissuti in diretta tv, quel bisogno quasi di stropicciarsi gli occhi per capire se tutto fosse successo davvero, il pensiero alle tante persone in servizio trovate sulle Torri e a quelle che si trovavano a passeggiare lì sotto, una notte di tormento a sognare di camminare tra le macerie delle Torri e il chiodo fisso di aver scampato di un soffio la tragedia. Poi il viaggio 17 anni dopo, stessa destinazione.

"Tornarci nel 2018 – conclude Luca – è stato straziante. Il museo a Ground Zero è toccante, commovente. Ma l’America è un Paese in cui tutto può accadere e anche lì è stato possibile, nonostante tutto, avvertire il senso della rinascita".

linda meoni