Nove dispersi sulle montagne in un inferno di pioggia, nebbia e vento. Quasi cinquanta soccorritori all’opera fino a tarda notte sono stati impegnati nel difficile lavoro di riportarli tutti a casa, sani e salvi. Fortunatamente l’operazione è andata a buon fine nonostante ci fossero tutti i presupposti per raccontare una storia ben più drammatica. La sequenza della brutta avventura inizia con la partenza da Pontedera di un gruppo composto da sei minorenni (tutti di prima superiore, 14-5 anni) e due accompagnatori, guidati dal parroco del paese. Dopo aver raggiunto la Doganaccia, a Cutigliano, seguendo i sentieri, gli escursionisti sono risaliti fino al lago Scaffaiolo, dove si sono ristorati al rifugio.
Attorno alle 14 sono ripartiti per raggiungere il rifugio del Montanaro, nel comune di San Marcello Piteglio, dove avrebbero dovuto passare la notte. Nonostante fossero stati consigliati di non intraprendere quel cammino, a causa delle condizioni meteorologiche, gli escursionisti hanno raggiunto il passo del Cancellino, dove sono stati avvolti da una fitta nebbia che li ha costretti a chiedere aiuto essendo diventato impossibile, oltre che estremamente pericoloso, procedere oltre. L’allarme è stato dato attorno alle 18,30 dal parroco Don Tommaso. Alle 1,30 della notte, dopo che gli uomini del Saer hanno raggiunto la comitiva, si era ipotizzato di accompagnarla al rifugio della Segavecchia, ma sopraggiunti anche i tecnici del Sast è stato invece deciso di portare tutti a Pratorsi, attraverso il sentiero Cai 20 che, sviluppandosi a mezza costa, si presentava più protetto dal vento che in altura soffiava a 110 km orari. Anche i soccorritori hanno verificato più volte con il gps se erano davvero sul sentiero.
Dopo che i malcapitati sono stati presi in consegna dai volontari di Misericordia, Croce Verde e Pubblica Assistenza di Maresca per ricevere le prime cure, i ragazzini sono stati portati all’ospedale San Jacopo a Pistoia nel reparto di pediatria, per essere dimessi dopo poche ore tutti in buone condizioni.
I tecnici del Soccorso Alpino che li hanno recuperati quando la notte era ormai scesa da tempo e le temperature diventate proibitive hanno raccontato: "Hanno avuto una grande fortuna a uscire incolumi da una situazione particolarmente complessa. La montagna – sottolineano i soccorritori – soprattutto in certe zone, presenta cambiamenti repentini e farsi cogliere da una nebbia che azzera la visibilità non è così raro. Servono conoscenze e informazioni estremamente precise, oltre ad attrezzature adeguate, anche un abbigliamento adatto alle basse temperature, altrimenti si va incontro a situazioni che non sempre si riescono a risolvere". I giovani infatti non avrebbero avuto l’attrezzatura adatta alle condizioni della montaga. A farsi accorato portavoce del bisogno di sicurezza è anche Alessandro Bini, presidente della sezione del Cai di Maresca, anche lui tra i soccorritori intervenuti: "Il sentiero non si vedeva, a tratti si affondava nella neve fino alle ginocchia. I ragazzi erano del tutto impreparati, ma alla fine sono stati bravi".
Andrea Nannini