
I detti "incontri sempre un pistoiese a giro per il mondo" e "c’è sempre un pistoiese negli accadimenti rilevanti" sono confermati. Se il primissimo Maradona italiano si esibì nell’allora stadio comunale di Pistoia, nel corso dell’amichevole tra Napoli e Sampdoria, il 20enne Edson Arantes do Nascimento, universalmente conosciuto come Pelé, è stato in visita nella nostra città il 4 giugno del 1960. È ancora emozionato nel ricordare l’incontro con quello che sarebbe divenuto 0 Rey del calcio, Alberto Bigagli, all’epoca giovinetto poi speaker dello stadio intitolato a Marcello Melani nonché scrittore. In quei giorni di tarda primavera il Santos, com’era sua abitudine in quegli anni, era impegnato in una tournée a giro per l’Europa anche per raccogliere le risorse che gli avrebbero consentito di tenere l’asso del football in Brasile. Per vedere all’opera il ragazzo che nel ’58 si era rivelato al mondo del pallone non ancora 18enne nel Mondiale svedese, i grandi club del Vecchio Continente non badavano a spese. Il 2 giugno, Festa della Repubblica italiana, il Santos giocò nella Capitale, superando 3-2 la Roma al termine di una partita spettacolare, il 3 invece, stanco, perse 3-0 a Firenze. Per riprendere fiato e onorare la patria, il 4 giugno la delegazione sudamericana visitò il Cimitero Militare Brasiliano di Pistoia, oggi noto come Monumento votivo militare brasiliano: all’epoca erano presenti le salme di 463 soldati brasiliani morti in Italia nell’offensiva della primavera del 1945. Nella Seconda Guerra Mondiale, La FEB (Força Expedicionaria Brasileira) era di stanza a Pistoia.
"Ogni venerdì andavo a trovare mio zio Giorgio all’Accademia degli Armonici di Via Curtatone e Montanara – rammenta Bigagli –. Quel venerdì 4 giugno, appena arrivato nei locali, sento mio zio affermare ‘guarda chi c’è, andiamo a farci una foto’. Con la squadra del Santos, appena rientrata dalla visita al Cimitero Militare Brasiliano, in località San Rocco di Pistoia, c’era pure lui, Pelé, che avevamo imparato a conoscere per le prodezze compiute al Mondiale di due anni prima e per quelle fatte in patria. Lo scatto avrebbe dovuto immortalare mio zio ed io al fianco del fuoriclasse, ma purtroppo l’immagine di mio zio venne sfocata, con sommo rammarico di lui e dei suoi familiari. Al di là dell’episodio personale, che ancor oggi mi dà adrenalina, la visita di Pelè e del Santos al Cimitero Militare Brasiliano fu significativa perché all’epoca i resti dei soldati brasiliani erano presenti. La traslazione delle salme avvenne il 2 dicembre dello stesso anno. Il cimitero fu chiuso, le spoglie seppellite a Rio de Janeiro nel Monumento Nazionale ai caduti, nel quartiere di Flamengo. Nel 1967 il cimitero di Pistoia riaprì, inaugurando il monumento commemorativo. Pistoia è citta conosciutissima in Brasile, proprio perché ospita l’opera più imponente dedicata ai caduti brasiliani nel mondo. Da molte altre parti ci sono stele, lapidi e cippi, ma non un monumento come il nostro – conclude –. Teniamone di conto".
Gianluca Barni