Assolti con formula piena, per non aver commesso il fatto, entrambi i medici dell’ospedale di Pistoia, il ginecologo Antonio Minuti, difeso dall’avvocato Elena Mucci e il medico del 118 Giosuè Germano, difeso dall’avvocato Luca Magni, che erano stati accusati di procurato aborto colposo dopo la denuncia di una donna di Agliana che aveva perso il bimbo alla 31esima settimana. Il giudice Paolo Fontana ha pronunciato la sentenza ieri pomeriggio, in San Mercuriale, in aula Gratteri, accogliendo le richieste della pubblica accusa, sostenuta in aula dal sostituto procuratore Linda Gambassi, che aveva diretto le indagini e che aveva chiesto l’assoluzione, con formula piena, nei confronti di entrambi i medici.
I fatti avvennero il 2 dicembre del 2012 quando la donna, in preda a una emorragia, era stata trasportata all’ospedale.
Ago della bilancia di questo lungo e delicato processo, che ha richiesto oltre dieci udienze, è stata la perizia disposta dal giudice durante il dibattimento e affidata al medico legale Antonina Argo e al professor Carlo Canzone ginecologo: dalla perizia è infatti emerso un diverso aspetto patologico che ha quindi diversamente inquadrato quel drammatico evento.
L’udienza di ieri, come era stato annunciato, ha visto l’arringa dell’avvocato Mucci che ha toccato i punti principali di una "istruttoria lunga e faticosissima: eravamo infatti di fronte a due patologie – ha sottolineato in aula il difensore di Minuti – il consulente della famiglia sosteneva che si fosse trattato di un distacco di placenta normoinserita, che implica uno stato di ipossia acuta per il feto e che richiede un intervento rapidissimo per scongiurare la morte del bambino.
"Invece – ha evidenziato il difensore –, studiando i referti autoptici della placenta, e del feto stesso, è stato possibile appurare che si era di fronte a una placenta previa, peraltro piccola e malfunzionante, e che il feto non era alimentato bene. C’era una sofferenza fetale cronica, e non acuta. Era una gravidanza a rischio, ma non valutata come tale nei precedenti percorsi".
"Minuti – ha detto l’avvocato Mucci – vide subito che la placenta era previa, con un distacco parziale. E fece tutto quello che doveva fare, monitoraggio e controllo del battito: il feto era alla 31esima settimana e questo ha comportato una condotta non soltanto priva di censure, ma corretta e si è proceduto al cesareo soltanto quando il tracciato è diventato non rassicurante. E finalmente questa sentenza rende giustizia all’operato corretto e diligente di Minuti".
Soddisfazione è stata espressa anche dall’avvocato Luca Magni che assisteva il dottor Germano: "Sono contento perché è stata riconosciuta la prospettazione ipotizzata fin da subito. Era palese fin dall’inizio l’estraneità del medico del 118. L’istruttoria è stata approfondita. Ma non bisogna mai dimenticare – è la conclusione di Magni, e alla quale Elena Mucci si associa – di cosa stiamo parlando: di una tragedia enorme vissuta da una donna a cui sono dovute solidarietà e delicatezza".
lucia agati