Stremato dalla fatica per aver macinato chilometri su chilometri sotto a un sole cocente, ma con l’emozione per i luoghi visitati lungo il tragitto. Una filosofia nella quale si rivede eccome Eugenio Piotto, il primo pellegrino a varcare di nuovo le porte dello Spedale di Sant’Andrea e San Jacopo, l’ostello gestito dalla Confraternita di San Jacopo di Compostella di Perugia capitolo toscano, situato a fianco della chiesa di Sant’Andrea. Partito da Tarvisio, Eugenio ha camminato lungo la Romea Strata, la dorsale che unisce il comune del Friuli-Venezia Giulia con Fucecchio e San Miniato (punto di raccordo con la Francigena). "Sono contento che qua a Pistoia abbiano riaperto questo ostello. Durante il mio viaggio mi sono fermato soprattutto in B&B, parrocchie e in casa private – racconta Eugenio – Cosa significa spostarsi in tempi di Covid? Muovendomi da solo mi sento più libero, anche se quando incrocio delle persone indosso la mascherina e rispetto le distanze di sicurezza". Per Eugenio questo non è il primo cammino. "Ho percorso la Francigena del Nord, che collega il Colle del Gran San Bernardo a Roma. Poi dalla Capitale sono arrivato fino a Santa Maria di Leuca. Lungo il tragitto che sto percorrendo, che oltre a essere significativo a livello religioso può contare pure su panorami davvero belli, non ho incontrato nessuno, ma mi sono sentito accolto in ogni tappa dove mi sono fermato".
Accoglienza è anche la parola fondamentale per Paolo Rindi, delegato della Confraternita che ha dato il benvenuto a Eugenio e a quattro studenti di Verona. "Dobbiamo ancora prendere confidenza con questo ruolo da ospitanti, dato che i volontari che lavorano qua hanno sì esperienza, ma da ospitati – sottolinea Rindi – Se qualcuno ci volesse dare una mano, in qualsiasi forma, sarebbe ben accetta. Ad esempio, da settembre dovrebbero venirci ad aiutare due ragazze di Trento: è il segno che la solidarietà non ha confini". A Pistoia, secondo Rindi, stiamo assistendo a sensibili passi in avanti sotto questo aspetto.
"Pistoia ha dei trascorsi importanti in quanto ad accoglienza. Questo sentimento poi è andato un po’ perduto, ma adesso mi sembra che ci sia una riscoperta. E la riapertura dello Spedale dopo secoli di inattività va letta proprio in questo senso. In questo spazio – conclude – potremmo ospitare anche più di 12 persone (suddivise in due camere, nda), ma non lo facciamo anche perché ci troviamo in una città che sta cominciando a meritarsi il titolo di piccola Santiago per quello che riesce a dare in termini di accoglienza".
Francesco Bocchini