"Precariato e povertà ora sono ai massimi"

Nelle parole del segretario provinciale della Cgil, Daniele Gioffredi, la preoccupazione per un territorio schiacciato dai "vicini"

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L’incertezza per l’occupazione si fa sentire, i dubbi della quotidianità anche, le perplessità sul futuro ancora di più. Di fronte ai numeri che La Nazione pubblica nell’attuale focus, il quadro che emerge della nostra provincia è davvero allarmante: le pensioni sono basse, la disoccupazione resta alta e gli assegni del Reddito di cittadinanza sono sempre ai vertici regionali e non solo. Ecco perché nel mondo sindacale l’attenzione a questi ambiti resta altissima, come confessa il segretario provinciale della Cgil, Daniele Gioffredi, nel giorno in cui ci si ferma per lo sciopero generale indetto assieme alla Uil.

Segretario, i numeri non lasciano spazio alle interpretazioni: il problema occupazionale a Pistoia è notevole?

"A livello nazionale gli ultimi dati Istat dicono che sembra esserci una ripresa occupazionale, ma per quanto riguarda la nostra provincia le preoccupazioni sono notevoli col raggiungimento del 10,1% per la disoccupazione: ricordiamoci che nel 2020, con annessa pandemia, eravamo all’8%. Purtroppo si conferma quella che sta diventando una tradizione: nella piana più produttiva della Toscana, Pistoia è l’anello debole nei confronti di Prato e Firenze, sempre più marginale e non sembra avere appigli per tenere il passo. A questo c’è, poi, da aggiungere quelli che sono i rilevamenti sul Reddito di Cittadinanza che ci vede con una cifra molto alta su scala regionale, ai vertici oramai da troppo tempo: al netto della questione di quanto si possa guadagnare con l’assegno mensile, è la certificazione di altri problemi latenti a livello socio-economico come, per esempio, la povertà abitativa ed educativa. E, di fronte alle prime scelte del nuovo Governo di Giorgia Meloni, ci dichiariamo contrari che dal 2024 lo strumento sparisca tout court senza avere alternative, sapendo che invece dovrebbe servire solo per condizioni di indigenza o grande povertà".

C’è un altro tassello particolarmente rilevante, che era diventato vero e proprio allarme sociale durante la pandemia, come la cassa integrazione: qual è la panoramica attuale in provincia?

"Dopo la ripresa dell’attività quasi al completo da metà 2021 si era arrivati ad un numero di ore di Cig non giustificabile, pari a quasi sei milioni. L’ultimo rilevamento di ottobre scorso parla di 878mila ore, con un calo drastico del 70% ma comunque in linea col dato nazionale: resta da capire se le aziende si stanno riorganizzando o se è l’effetto della stagnazione del mercato con poche attività produttive che sono rimaste operative. Pare sempre più evidente, inoltre, il dilagare del precariato con chiamate di breve o brevissima durata mentre solo un lavoratore su dieci viene assunto a tempo indeterminato. C’è poi un altro numero che, personalmente, mi inquieta: ad inizio Duemila il 70% degli occupati in provincia erano nel manifatturiero, adesso sono nel terziario e quella che un tempo era una forza fatte anche da aziende piccolissime ora si è quasi dispersa con le multinazionali che trovano terreno fertile ma acquistano realtà che già vanno bene".

Oggi è giornata di sciopero generale: cosa chiedete con questa manifestazione assieme alla Uil?

"Protestiamo per le misure che non ci convincono della prima manovra del nuovo Governo: dalla ’Flat Tax’ all’innalzamento del tetto di spesa per il contante che strizza l’occhio agli evasori fino a "quota 103" che non ci convince. Infine la mercificazione dei voucher significa precarizzare ulteriormente il lavoro". Saverio Melegari