Pratiche sataniche nella soffitta. Istigazione al suicidio del figlio. Il padre sarà davanti al giudice

Fissata l’udienza dal gip dove sarà discussa la richiesta di rinvio a giudizio da parte del pm. Se ci dovesse essere il processo, l’uomo sarà chiamato a rispondere dinanzi alla Corte d’Assise. .

Per il giudice per le indagini preliminari Patrizia Martucci, che ha disposto l’imputazione coatta, respingendo così la richiesta di archiviazione del caso da parte della Procura della Repubblica, è necessario il vaglio di un processo dibattimentale per stabilire la verità sulla tragica morte di un ragazzo di vent’anni che nel gennaio del 2018 fu trovato senza vita nella soffitta dove abitava con la famiglia, in provincia di Pistoia. Il ragazzo si era impiccato. Sotto accusa, per istigazione al suicidio, sul quale si allungherebbero le ombre inquietanti di pratiche sataniste, che si sarebbero svolte proprio in quella soffitta, c’è il padre, un cinquantenne che da qualche tempo si è trasferito nella zona di Livorno e che il 12 dicembre prossimo, comparirà davanti al giudice per le indagini preliminari (siamo sempre in questa fase), Luca Gaspari, dove si discuterà, a questo punto, la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm.

Nel caso in cui il giudice Gaspari dovesse ritenere necessario, appunto, un vaglio dibattimentale su questa tragedia, il processo contro il cinquantenne si terrà davanti alla Corte d’Assise. L’uomo è difeso dall’avvocato Filippo Lavorini del foro di Pistoia che, come ci ha confermato ieri, ha scambiato con il suo assistito soltanto poche parole per telefono in attesa di un colloquio più approfondito.

Nel motivare la sua richiesta di archiviazione, la Procura ha ritenuto che ci fosse la convinzione che il padre, che lo avrebbe avvicinato alle pratiche occulte, avesse rafforzato la volontà del figlio di togliersi la vita.

E poichè un processo deve essere fondato su una prova logica, alcune sentenze della Corte di Cassazione avevano tracciato la via verso la richiesta di archiviazione: perchè si configuri l’istigazione al suicidio ci deve essere l’obiettivo contributo, e il soggetto sotto accusa deve aver preso parte anche alla prefigurazione del gesto. Elementi che, secondo la Procura, non sussitevano.

Su questa terribile vicenda le indagini dei carabinieri erano state intense fin dal ritrovamento del corpo del povero ragazzo, che avrebbe affidato a un suo scritto un delirio di parole in cui avrebbe spiegato che il suo gesto estermo nasceva dalla convinzione che così avrebbe raggiunto l’immortalità. Il gip aveva disposto, cosa non consueta, anche le intercettazioni nel carcere in cui il padre si trovava, all’epoca. L’uomo, noto agli uffici, era stato arrestato dalla polizia nel 2013, nella piana pistoiese, per aver picchiato e rapinato una prostituta. Era stato condannato, in abbreviato, a tre anni e sei mesi, poi ridotti a un anno e sei mesi in appello.

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