REDAZIONE PISTOIA

"Pranzare fuori? Impossibile, c’è la neve"

Imprenditori della montagna penalizzati dal nuovo decreto. C’è chi rinuncia alla riapertura e chi ha deciso comunque di attrezzarsi

Duccio Ugolini (La Capannina)

rMONTAGNA

Ancora penalizzazioni per gli imprenditori montanari. Una delle novità introdotte dal nuovo decreto Covid prevede che i bar e i ristoranti, in zona gialla, potranno riaprire a partire da lunedì e solo con servizio al tavolo all’aperto. L’apertura è consentita per tutto il giorno sino all’orario limite delle 22. Sarà dunque possibile andare al ristorante a pranzo e a cena, entro l’orario del coprifuoco. Se non subentreranno ulteriori cambiamenti, solo dal 1 giugno sarà possibile la ristorazione al chiuso. Se in via generale il ristoratore di Rimini potrà riavviare la propria attività, grazie alle gradevoli temperature medie del periodo, non è certo così per i ristoratori della nostra montagna, i quali devono fare i conti con la colonnina del mercurio che fa registrare temperature da un minimo di -1 sino ad un massimo di + 10 gradi centigradi. Inoltre, la maggior parte dei ristoranti montanari, collocati lungo le vie del paese, non dispone di spazi esterni. Abbiamo chiesto ad alcuni ristoratori della zona cosa pensano di fare. Duccio Ugolini (ristorante-pizzeria La Capannina di Abetone) dice che è impossibile aprire con queste limitazioni: "Premesso che la mia attività dispone di poco spazio all’aperto a confine con la strada statale, per aprire a queste condizioni dovrei investire molto per acquistare dei gazebo e funghi riscaldanti, per servire, ben che vada, dieci coperti. Non ne vale la pena. Legiferare senza vivere il territorio significa discriminare. Per questo, invito ufficialmente a pranzo o a cena il Ministro Speranza, ovviamente all’aperto, sperando che dopo un pasto infreddolito possa rendersi conto che così non funziona". Anche Barbara Pasquesi (ristorante Lago Verde di Abetone) è dello stesso parere: "La nostra attività, a ridosso del laghetto che gestiamo, si svolge esclusivamente all’aperto. Stiamo ora rimediando agli ingenti danni provocati dalle abbondanti nevicate e questo ci impedirà di aprire sino a metà giugno. A prescindere dalla nostra particolare condizione, ritengo che l’apertura, così come imposta, sia assurda. Pretendere che i clienti si siedano all’aperto con questo freddo e con il rischio che a metà del pranzo, a causa dei repentini cambiamenti climatici della montagna, si metta a piovere, è impensabile".

Valentina Santi de La Casina di Abetone ci vuole provare ed aprirà: "Dopo molti mesi di totale chiusura, la voglia di riaprire anche con queste limitazioni è tanta. Sono consapevole che predisporre una minima accoglienza per il cliente, che prevede coperture e sistemi di riscaldamento all’aperto, per un massimo di cinque o sei tavolini, produrrà dei costi che saranno nettamente superiori ai benefici. Mio fratello sta cercando di togliere la neve dal giardino, dove in alcuni punti presenta ancora uno spessore di due metri. La necessità di tornare a una parvenza di vita normale e la voglia di lavorare prevale sull’analisi di non convenienza, e dunque la mia attività riapre i battenti, sperando sia di buon auspicio".

Diego Santi